Ilda Boccassini: «Gioacchino Genchi era pericoloso per le Istituzioni»

Di Redazione / 20 Febbraio 2020

Gioacchino Genchi, l’ex poliziotto ed ex consulente informatico della Procura di Caltanissetta dopo le stragi mafiose, poi sospeso dalla Polizia era «una persona pericolosa per le istituzioni, aveva conservato un archivio con i tabulati che aveva raccolto. E poi vedeva complotti e depistaggi ovunque».

E’ l’attacco di Ilda Boccassini, l’ex Procuratore aggiunto di Milano, all’ex poliziotto, che oggi fa l’avvocato, nel corso della sua deposizione al processo sull depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio davanti al Tribunale di Caltanissetta. Genchi, dopo le stragi, era stato chiamato per dare una mano al Procuratore Giovanni Tinebra ma dopo l’arrivo di Ilda Boccassini a Caltanissetta, nacquero i primi conflitti.
«Non mi piacque questo suo atteggiamento – dice oggi Boccassini, collegata in videoconferenza – chiese di indagare anche su Giovanni Falcone, dopo la strage di Capaci, chiese di esaminare persino le sue carte di credito. Non mi piacque e lo dissi a Tinebra, gli spiegai: “Le analisi dei tabulati le può fare chiunque. Insomma, non mi piaceva il suo modo di lavorare, così fu allontanato. Tinebra non voleva perdere la mia capacità lavorativa, quindi da quel momento Genchi non si è più occupato di stragi».

Poi lo ha ancora attaccato definendo «miserie umane» alcune dichiarazioni «fatte da Genchi sui giornali». «Era una persona di cui non avevo fiducia e non credo di essermi sbagliata». «Nei primi tempi eravamo convinti che Genchi lavorasse bene ma poi abbiamo capito che il suo apporto era stato nullo all’indagine. Se non sui computer analizzati non ha fatto nulla – dice – non era un investigatore ma era un tecnico, non poteva portare nessun apporto a un indagine cosi seria. Era una persona talmente pericoloso perché aveva conservato un archivio pazzesco, avevo chiesto persino ai miei colleghi di Milano di non utilizzarlo mai, perché vedeva complotti e depistaggi da tutte le parti».

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