Mazzarino (Caltanissetta) – «Tutto è nato da lei, che con il suo dinamismo e la sua grande forza di volontà e di coinvolgimento in poco tempo è diventata la nostra stella polare». “Lei” – come racconta l’arch. Dario D’Aleo – è Patrizia Finocchio sposata Geraci, una signora di Mazzarino di 42 anni che lavora come portantina all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, la quale, sette anni fa ha scoperto che il suo secondogenito di due anni e mezzo era un bambino autistico. Da allora la sua vita, come accade spesso in questi casi, è stata quasi completamente dedicata a Gabriele, provando ad assisterlo ed ad assicurargli le cure migliori possibili.
E in poco tempo i risultati raggiunti sono stati sorprendenti, al punto che – coinvolgendo altre mamme del luogo che hanno lo stesso problema ed alcuni professionisti che mettono gratuitamente a disposizione dei pazienti il loro tempo libero e dopo avere creato in poco tempo a Mazzarino l’associazione “Mani Blu – Fuori dal silenzio” – ha dato vita in paese ad un centro diurno dove vengono accolti dei ragazzi affetti da “Dsa” (disturbo dello spettro autistico”) che è ormai all’avanguardia nel territorio del Centro Sicilia a livello nazionale e dove già si programmano delle cure innovative destinate a rendere più facile la vita degli assistiti e delle loro famiglie.
«All’inizio – racconta la signora – nemmeno conoscevo la parola autismo, per cui ho cominciato come tante altre mamme a portare mio figlio nei centri già esistenti a Troina, Gela e San Cataldo. Una vita piena di affanni e non solo la nostra, poiché in poco tempo ho scoperto che, soprattutto a Mazzarino ci sono tanti casi di ragazzi autistici, 43 già noti e poco più di una ventina di persone con il “Dsa” già diagnosticato che però, per pudore o per altro, sono tenuti “nascosti” dai loro genitori. Da qui l’idea di farli stare e curare insieme: ci siamo rivolti a frate Alessandro del locale convento dei Cappuccini che ci ha messo a disposizione un locale dove creare una ludoteca “aperta a tutti”, affinché i nostri figli potessero essere seguiti dai familiari ed allo stesso tempo, ed è stata questa la nostra “arma vincente”, potessero stare e giocare con gli altri ragazzi normodotati. Contestualmente abbiamo creato l’associazione “Mani Blu” e ci siamo rivolti ad alcuni specialisti che potessero curare i nostri figli e che, subito, hanno sposato il nostro progetto: si tratta di 2 terapisti, 2 logopedisti, 3 psicologi, 1 psicomotricista ed un arteterapista, che hanno creato una sorta di “banca del tempo” attiva da lunedì a venerdì di tutte le settimane che, in maniera completamente gratuita e rinunziando a svolgere la loro attività altrove a pagamento, da due anni vanno e vengono a Mazzarino dai loro paesi per assistere i nostri figli. Come è andata avanti l’associazione per pagare le altre spese? Ci siamo tassati i genitori che avevano una minima disponibilità economica, favorendo così anche le famiglie che non lo potevano fare. L’aspetto più sorprendente di quello che noi consideriamo un “miracolo” è l’aspetto fondamentale riguardante i miglioramenti ottenuti dai nostri ragazzi, che, giocando e rimanendo a contatto dei loro coetanei che stanno bene in salute, hanno acquistato nuovo slancio ed avuto dei risultati straordinari».
«E’ stata una autentica “esplosione” di nuove adesioni – spiega ancora la signora Finocchio Geraci – poiché poi si sono iscritti tantissimi altri ragazzi, al punto da rendere necessario, nel gennaio dello scorso anno, la costituzione di una cooperativa sociale: in ciò siamo stati aiutati dall’arch. Dario D’Aleo (ora presidente della “Mani Blu onlus”), dallo psicologo Massimiliano Terrasi di Caltagirone, dai fratelli Walter e Calogero Zuccalà di Barrafranca: persone che hanno compreso che il nostro obiettivo è quello di assicurare un presente e un futuro migliore ai nostri ragazzi». «Per diversi mesi ci siamo riuniti per capire meglio cosa volevamo fare, dove volevamo arrivare e quello che volevamo trasmettere alla gente – dice il presidente Dario D’Aleo – non potevamo assicurare solamente il trattamento terapeutico, che agli assistiti lascia a volte un vuoto dentro. Abbiamo studiato, ci siamo informati, siamo andati a Pavia (che è la “città madre” delle strutture dove si cura l’autismo), partecipato a convegni nazionali ed incontrato professori universitari come il neuropschiatra di Catania Eugenio Aguglia: il progetto era quello di coinvolgere di tutto il territorio».
«La possibilità di interagire quanto più possibile con gli altri consente agli ammalati di “Dsa” di stare meglio – spiega il dott. Massimiliano Terrasi – gli interventi riabilitativi da soli fanno sentire i ragazzi degli oggetti; le relazioni sociali invece rappresentano il patrimonio reale dei bambini: ed è per questo che abbiamo pensato ad una struttura aperta, dove i percorsi di cura avvengano anche con la partecipazione delle persone del territorio». «Partendo da questi presupposti a Mazzarino, nel marzo sorso, c’è stato dapprima un corteo, e poi – aggiunge il presidente D’Aleo – abbiamo pianificato una serie di interventi destinati a sensibilizzare la popolazione, incontrando i ragazzi ed i docenti di tutte le scuole locali e spiegando cosa è l’autismo e come si può aiutare i pazienti, sono stati creati dei “Punti Blu” con il coinvolgimento di tutti i commercianti del luogo , ed infine abbiamo organizzato la “Settimana dell’Autismo” che si è svolta dall’1 all’8 aprile scorso e che si è conclusa il 9 aprile con un convegno affollatissimo intitolato “La vita in Blu” a conclusione del quale il sindaco Enzo Marino ha accolto la nostra richiesta di affidarci, a partire dallo scorso mese di luglio, in comodato d’uso la ex scuola materna “Cartesio” di via Antonio Meucci, che è stata recentemente ristrutturata e che ha una superficie di 300 metri quadrati ed un parco annesso di duemila metri quadrati: struttura questa che verrà gestita dalla cooperativa con l’obiettivo di farla diventare un luogo dove i bambini assistiti e la nostra popolazione possano incontrarsi e frequentarsi costantemente per creare insieme una relazione riabilitativa».
«La struttura – spiega ancora il dott. Terrasi – ci consentirà di avviare tanti altri progetti, alcuni dei quali sono già in via di definizione: il primo è quello di affidare ai ragazzi la gestione di un bar di corso Vittorio Emanuele 22, che prima si chiamava “Passion Caffè” e che prenderà il nome di “Crazy Bar”, in maniera da educarli alla relazione con i loro clienti, e poi realizzare altri progetti per attività espressive con laboratori artistico e teatrale, ed avviarli anche ad una sorta di autonomia gestionale, insegnando loro a cucinare, a gestire di giorno una casa, a fare della comunicazione. Infine, tra i primi in Europa, avvalendoci delle moderne tecnologie e assieme alla facoltà di ingegneria e di architettura di Catania ed Enna, nei prossimi mesi, provvederemo alla creazione di una postazione mobile per la terapia sensoriale con l’uso della “Snoezelen Rooms”.