Caltanissetta – Il centro governativo di accoglienza per migranti di Pian del Lago torna a lavorare a pieno regime grazie all’intervento della Prefettura, ma i dipendenti ad oggi devono accontentarsi di uno stipendio ridotto. A denunciarlo è la Cisl Fp di Agrigento, Caltanissetta ed Enna attraverso il segretario generale Floriana Russo Introito e Francesco Iacona, coordinatore Cisl Fp per le cooperative sociali e dipendente del centro.
“Nonostante i tre centri all’interno della struttura governativa di Pian del Lago siano ritornati a pieno regime grazie all’intervento prefettizio dopo una fase di grande incertezza – dice Iacona – non è cambiata in meglio la situazione degli operatori, anzi diventata sempre meno sostenibile. Da più di un anno infatti attraverso la solidarietà interna volontaria (cessione delle ferie, ecc) gli operatori cercano di raggiungere un salario dignitoso e salvaguardare i contratti di tutti (a fronte delle 156-165 ore mensili se ne lavorano oggi 100). Un sacrificio collettivo che non è possibile più portare avanti. Non si capisce perché gli appalti, comunque milionari, anche con i nuovi decreti sicurezza, vengano affidati sempre al massimo ribasso, dato che questo ricade sempre sui lavoratori. Le cooperative, infatti, avvalendosi di ammortizzatori sociali temporanei calcolano a priori i ribassi con la consapevolezza di poter usufruire di questi. I lavoratori del centro di Pian del Lago – continua Iacona – chiedono nell’imminente, e per l’ennesima volta, il pagamento puntuale degli stipendi ed il ripristino delle ore e per il futuro si augurano che non vengano più intaccati i già martoriati contratti e gli stipendi di ben 100 famiglie”.
“Come Cisl – dice il segretario Russo Introito – crediamo che quanto viene investito per l’assistenza prestata ai migranti non possa non tornare agli operatori sotto forma di dovuto pagamento delle spettanze mensili. Le imprese, qualunque esse siano, non devono saccheggiare ciò che trovano per poi lasciare poco o nulla sul territorio. Al centro di Pian del Lago – continua – i lavoratori hanno deciso arbitrariamente di sacrificarsi per il bene collettivo con un contratto di solidarietà autonomo, ma è una soluzione che non può durare in eterno. Attendevamo il cambio di appalto sperando che questo avrebbe portato ad una soluzione dei problemi di quella struttura e invece oggi ci troviamo con i lavoratori che non sono più nelle condizioni di reggere questa riduzione ad appena 100 ore mensili. Per questo chiediamo alle aziende di porre in essere o contratti di solidarietà veri e propri, con parte dello stipendio restituita dall’Inps, o restaurare i contratti inizialmente previsti. Altrimenti – conclude – non ci resterà altro da fare che porre in essere forme di protesta”.