Gela (Caltanissetta) – Il terreno argilloso sta franando, la chiesa San Domenico Savio, di Gela, costruita nel 1964 con calcestruzzo depotenziato, rischia di crollare per le crepe che si aprono nel pavimento e ai muri della navata sinistra e il vescovo, Rosario Gisana, ha deciso di chiuderla al culto per motivi di sicurezza. I fedeli però non ci stanno e da oggi hanno deciso di presidiare il tempio fino a quando non avranno garanzie sulla sua riapertura. La vicenda riguarda la comunità salesiana del «Villaggio Aldisio», il cui oratorio, la scuola di formazione professionale e la chiesa oggi pericolante sono stati voluti negli anni ’50 dall’allora ministro degli Esteri Salvatore Aldisio, gelese. Dal 2000 in poi, quando cominciarono ad aprirsi le prime crepe, la parrocchia dei sacerdoti salesiani e la Curia cercarono di progettare gli interventi di consolidamento, scoprendo però che il terreno – demanio statale – era stato loro assegnato con concessione ventennale. Seppure rinnovabile alla scadenza, questo vincolo ha reso difficile alla comunità salesiana ottenere mutui a basso interesse.
Nel 2016, carotaggi sul cemento armato accertarono inoltre l’uso di calcestruzzo depotenziato nella costruzione della chiesa. I salesiani perciò si sono fermati. Ora temono crolli e vorrebbero demolire tutto. La chiesa potrebbe essere ricostruita al posto del vicino ex asilo infantile gestito dalle suore francescane ma chiuso dal 1990. L’edificio, però, risulta di proprietà del Comune di Gela, il cui sindaco, Lucio Greco, pare abbia dato oggi la sua disponibilità a una possibile cessione in comodato d’uso per 99 anni. Nel frattempo i fedeli potrebbero assistere alla messa nel vicino santuario di Maria D’Alemanna, riaperto al culto pochi giorni fa.