GELA (CALTANISSETTA) – A Gela era di casa da quando nel 2004 era diventato Soprintendente del mare. Quei fondali sabbiosi di Bulala che avevano a quell’epoca restituito già due relitti di navi greche, lo attraevano come una calamita. Aveva un amico e compagno d’avventura a Gela Sebastiano Tusa, l’uomo siciliano del mare morto ieri mattina nell’incidente aereo di Etiopia. Era Franco Cassarino sub volontario che quei fondali li conosce come le sue tasche.
Con Cassarino, con l’equipe dei suoi collaboratori alla Soprintendenza del Mare e con Capitaneria di porto e forze dell’ordine, Tusa in questi anni era riuscito a strappare al mare reperti di grande valore e scoprire altri tre relitti di varie epoche. Ma la scoperta più importante, quella che ha fatto battere forte il cuore a Sebastiano Tusa sono stati i lingotti di oricalco, l’oro dell’età di Platone. Pezzi unici al mondo. Un lavoro certosino fatto contro le casse regionali con somme zero per l’ archeologia e per le missioni del personale nei luoghi di Sicilia da raggiungere. Tusa veniva a Gela con la sua auto o quella dei suoi collaboratori e spesso pranzava a casa di Franco Cassarino che lo chiamava “il professore”. A pranzo programmavano le missioni successive in mare, discutevano di come e dove trovare qualche sponsor per restaurare qualche reperto importante. Si ponevano un obiettivo e la maggior parte delle volte lo centravano. Si sono visti per l’ultima volta lunedì scorso. Tusa, assessore regionale ai Beni culturali dall’aprile dello scorso anno, è venuto in città a discutere con il commissario Rosario Arena dell’esposizione temporanea della prima nave greca di Gela.
Un vertice con i tecnici del Comune, del museo, della Soprintendenza di Caltanissetta, in cui l’assessore aveva abbandonato l’idea dell’esposizione a Palazzo Ducale accogliendo la proposta del Comune di utilizzare il salone dell’ex convento delle Benedettine. Aveva visitato la nuova location e si era convinto che era una buona soluzione. Poi una visita a piazza Umberto e a via Genova, luoghi in cui sono affiorati siti e reperti archeologici in occasione dei lavori di posa della rete idrica. Tra un incontro, un sopralluogo e le visite ai siti, il pranzo in un ristorante al Lungomare con Franco Cassarino ed altri.
Tra qualche mese torna a Gela l’equipe della società svizzera Hublot per monitorare i fondali di Bulala e bisogna accoglierla bene – ha raccomandato a Cassarino. «Torneremo a scavare – ha detto a Cassarino – quest’estate ci saranno i soldi e porteremo alla luce il ben di Dio». Cassarino ha insistito per l’esposizione della nave greca chiusa dentro le casse al museo. L’ultimo contatto tra i due amici alla vigilia della partenza di Tusa per la missione fatale in Africa. «L’ho chiamato al telefono – racconta in lacrime Cassarino – per invitarlo ad una grigliata martedì prossimo in cui avremmo discusso di un’attività da condurre a mare. Mi ha detto che non poteva esserci perché stava per partendo per l’Africa». «Ma che vi va a fare professore in Africa con tutti gli impegni che ha in Sicilia e poi dopo che ha superato una malattia importante non è meglio evitare stress?»: questo ha detto Cassarino all’assessore Tusa che gli ha risposto: «Devo andare, è un dovere. Ci sentiamo al mio ritorno».
Per Cassarino, Sebastiano Tusa continuava ad essere il Soprintendente del mare con cui concordare le attività nei fondali ed a cui riferire per primo ogni cosa che notava durante le immersioni. A volte litigavano ma poi tornavano amici come prima, uniti dalla voglia di strappare al mare i gioielli della storia- «Ora è tutto finito – commenta in lacrime Cassarino – senza di lui non sarà mai la stessa cosa perché aveva creato un gruppo unito, aveva idee e progetti importanti per la nostra città. È finito tutto. Povero professore e povera Gela che perde un uomo che l’ha amata per davvero. Senza di lui non avremmo mai avuto ciò che oggi è al museo. Aveva tanti progetti da realizzare».