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L'iniziativa

Gela, studenti del Majorana di Piazza Armerina protagonisti della simulazione di un processo

Gli alunni hanno interpretato le parti del dibattimento relativo all'uso dell'intelligenza artificiale e alla diffusione di immagini sui canali social

Di Esmeralda Rizzo |

La manipolazione di immagini attraverso l’intelligenza artificiale e la loro diffusione su canali social costituiscono il caso di un processo simulato che evidenzia come l’evoluzione dell’intelligenza artificiale va molto più velocemente rispetto alla normativa in vigore.

L’aula delle udienze penali del Tribunale di Gela è stata teatro della simulazione di un processo penale, che ha visto protagonisti, gli studenti della classe quarta del Tecnico economico per il turismo dell’istituto Maiorana Cascino di Piazza Armerina diretto dalla preside Lidia Di Gangi, nell’ambito del progetto di orientamento “Ci vediamo in Tribunale”.

Il progetto

Del progetto, promosso dal Tribunale di Gela, e rivolto agli istituti superiori delle province di Enna e Caltanissetta, è stata referente e ideatrice la docente di Diritto Dina Mariggiò, che ha preparato gli studenti introducendoli nei meandri del diritto processuale penale, curando l’intera stesura delle parti in causa. Gli studenti hanno interpretato i ruoli degli imputati, delle vittime, dei testimoni, dei periti e degli avvocati difensori e di parte civile oltre che del pubblico ministero, alla presenza del giudice monocratico Serena Berenato che si è complimentata con la docente e con gli studenti per “l’alto profilo tenuto e l’importanza della tematica trattata“.

La vicenda giudiziaria

Il caso in oggetto riguardava una vicenda di grande attualità mettendo in risalto come la tassatività della norma penale, la diffamazione, nella sua fattispecie non comprendesse specificatamente il caso verificatosi, cioè la manipolazione con l’Intelligenza Artificiale e la relativa diffusione di immagini ( su whatsapp con il coinvolgimento di tre ragazzi e dell’intera classe di scuola), senza che le studentesse avessero espresso il consenso esplicito all’utilizzo delle immagini. Cosa che aveva avuto come estrema conseguenza: il suicidio di una delle due giovani studentesse. Il processo si è concluso con il proscioglimento dei compagni di classe in sede di udienza preliminare; l’assoluzione di uno dei tre, la condanna a 4 mesi con la condizionale del secondo e la condanna in continuità a 4 anni di reclusione per i reati di diffamazione, diffusione delle immagini e istigazione al suicidio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA