GELA (CALTANISSETTA) – Una scoperta archeologica che si è presentata subito dai contorni eccezionali. Di fronte al mare, a poche centinaia di metri dall’area archeologica di Bosco Littorio che ospita l’emporio di età arcaica della colonia greca di Gela, sono affiorati i resti di tre sepolture che hanno tutte le caratteristiche per riportarci indietro di 3000 anni e di riportare alla memoria i versi dell’Iliade e dell’Odissea in cui Omero narrava quei riti funebri che duravano per diversi giorni con la costruzione della pira, fatta di cataste di legno, su cui il cadavere dell’eroe veniva deposto per essere bruciato.
Al Lungomare Federico II di Gela quei riti oggi sono testimoniati. Sono affiorate, infatti, tre sepolture due orientate ad est-ovest, una a nord- sud rispetto al mare con all’interno residui della legna bruciata 3000 anni fa , le tracce del rogo e i resti ossei dei defunti che in quel luogo ricevettero gli ultimi onori.
In una delle tombe era stato celebrato il rito funebre di un bambino di pochi mesi. Lo si deduce da ciò che resta del cranio ma anche dal ritrovamento sul posto, di un ciondolino a forma di piccolo corno.
Era abitudine dei parenti del defunto, infatti, lasciare accanto al corpo qualche oggetto che poteva avere valenza funeraria, magica o rituale. Sul luogo sono visibili i buchi per impostarvi la pira ed ovviamente le bruciature del rogo. La seconda riguarda la sepoltura di un adulto ma potevano forse essere due considerato che era in uso la pratica della riduzione del cadavere. Le ossa più importanti, dopo il rogo, venivano prelevare dai congiunti, conservate in un contenitore funerario e sepolte altrove. Sulla terza sepoltura sono in corso indagini.
La scoperta archeologica è avvenuta durante i lavori di demolizione di un immobile del Novecento per realizzare la nuova costruzione. La Soprintendenza di Caltanissetta con l’arch. Daniela Vullo e la dirigente archeologica Carla Guzzone dispongono sempre controlli nei cantieri privati in una città che era una colonia greca. Ed è stato l’archeologo Gianluca Calà a scoprire, sotto lo strato del VII secolo a. C, tracce archeologiche più antiche. Scavando più in basso sono emerse le sepolture che sembrerebbero dell’VIII secolo a. C. La datazione, se sarà confermata da studi che potranno avvenire solo a indagine archeologica conclusa, farebbe emergere l’area funebre più antica della storia greca di Gela. Ma su questo gli archeologi non si pronunciano. L’attenzione è tutta sullo scavo in corso seguito da Antonio Catalano ispettore onorario nominato dalla Regione, dal direttore dei lavori arch. Enzo Insalaco e dal proprietario del terreno Alessandro D’Arma, molto felice per la sensazionale scoperta. Le operazioni si stanno svolgendo in stretta relazione con la Soprintendenza di Caltanissetta. Dopo la necropoli dei primi coloni in via di Bartolo, portata alla luce su area pubblica dallo stesso archeologo Gianluca Calà e che sta per diventare museo all’aperto con i fondi di Open fiber, il sottosuolo gelese continua a restituire preziosi tasselli di storia.