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Gela la varchiata do Santu Patri in una città di mare senza porto

Di Redazione |

GELA (CALTANISSETTA) – La città di Gela domenica ha vissuto un grande evento: la giornata della Gente di Mare con la festa di San Francesco di Paola che lo venera suo patrono.

Dopo esattamente 50 anni la statua lignea del Santo Paolano ha attraversato il Golfo di Gela accompagnata da numerose imbarcazioni provenienti da vari porti del comprensorio, perché il porto insabbiato non permettere l’attracco di grandi imbarcazioni.

L’effige del XVII sec., ereditata dai Padri Minimi, dopo un lavoro di restauro adoperato dalla ditta Antonio Teri di Partanna che è durato circa 6 mesi, è ritornata al suo splendore.

Dopo lo svelamento della statua, presso il porto isola dell’Eni, ha avuto inizio la processione in mare, “a varchiata”, accompagnata dalle imbarcazioni dei pescatori, diportisti e marinai. Durante la traversata, a largo del porto rifugio e del pontile sbarcatoio, sono stati dedicati dei momenti di preghiera e un omaggio floreale per i caduti in mare e per i migranti morti nel Mar Mediterraneo. Tanti i fedeli e i turisti che hanno potuto assistere alla traversata lungo il litorale gelese.

La sera al pontile sbarcatoio la messa in occasione del V centenario della canonizzazione di San Francesco di Paola. 

Il rettore don Lino Di Dio. “Siamo oggi qui per celebrare la giornata della gente di Mare nella Festa di San Francesco di Paola e ringrazio di cuore tutta la gente di mare cioè tutti i gelesi che custodiscono gelosamente il mare; particolarmente ringrazio la Capitaneria di Porto e il servizio di sicurezza dell’Eni che ci hanno permesso di utilizzare il porto isola; ringrazio tutti i marinai, i pescatori e diportisti della nostra città e quelli giunti dai paesi limitrofi. La devozione a “u Santu Patri” nella nostra città non è venuta meno, lo attesta la grande partecipazione, come lo scorso anno, a questo momento di fede e di folklore. Questa festa al centro dell’estate, nata dal desiderio del popolo gelese, dalla sua generosità che la contraddistingue, pur non ricevendo alcun contributo pubblico, sta diventando un momento importante per rivalutare la bellezza del nostro mare e delle nostre tradizioni. Papa Francesco afferma spesso che “un popolo senza radici o che lascia perdere le radici, è un popolo ammalato”, dunque i valori che ci hanno trasmesso i nostri padri quali la fede, il mare, la terra, le tradizioni cristiane sono un’eredità che noi dobbiamo difendere e vivere non come riesumazione di una tradizione popolare legata al passato, ma come custodia di una propria identità che non va persa. Chiediamo con forza a “U Santu Patri” di illuminare coloro che ci governano, di andare oltre alle polemiche, fazioni e beghe burocratiche e di stare uniti affinché tutti possiamo essere i soli protagonisti della cura del creato. Cercare di chiarire le cause di così tanti tumori nella nostra città, rendere la nostra città pulita, essere sensibili al disagio che tanti giovani e tanti papà, inclusi i nostri i mariani che sperimentano ogni giorno per la fatica di portare il sostentamento a casa, tutto questo si potrà realizzare solo se ognuno vede l’altro come suo fratello e non come un nemico da combattere. Solo così allora la nostra città può diventare, come lo è stato nel passato, perla commerciale e turistica del Mediterraneo; solo così potrà realizzarsi questo sogno che Gela porta nel cuore, città fatta di vita e di speranza, ma questo si potrà realizzare se saremo uniti tra noi e a Dio, perché se la città non è custodita dal Signore invano veglia il custode”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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