GELA (CALTANISSETTA) – Ritorna a lavorare in corsia, nonostante sia in pensione da sei anni, per assistere i pazienti affetti da coronavirus e dare manforte all’unico medico in organico nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale “Vittorio Emanuele” di Gela, in provincia di Caltanissetta.
Da oggi il dottor Nunzio Storace, ragusano di 70 anni e primario della divisione di Malattie Infettive dell’ospedale civile del capoluogo ibleo fino al giugno 2014, è in servizio nel percorso Covid-19 attivato presso il nosocomio della città del Golfo, dopo aver firmato il contratto di attività libero professionale con l’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta.
Un gesto di disponibilità che arriva in un periodo di emergenza sanitaria in cui la classe medica non si è tirata indietro, rispondendo ai numerosi appelli per la selezione di medici e operatori sanitari da destinare all’assistenza dei pazienti affetti da Covid-19. Il dottor Storace, specializzato anche in malattie respiratorie, ha partecipato all’apposito bando di reclutamento del Policlinico di Messina.
«L’esempio del dottor Storace è la valida testimonianza che un medico non smette mai di esserlo, proseguendo la missione di aiutare chi soffre – dice Giovanni D’Ippolito, presidente dell’OMCeO Caltanissetta -. Ho accolto con enorme piacere la sua disponibilità che mi è stata manifestata dal presidente dell’Ordine dei Medici di Ragusa e che ho segnalato all’Asp, che ha immediatamente risposto contrattualizzando il collega. La sua competenza e professionalità sarà un valore aggiunto nel reparto dove già è presente una valida collega che con grandi sforzi e sacrifici garantisce assistenza ai pazienti, nonostante la carenza di personale medico».
«Ho sentito il dovere di rispondere a questa chiamata, mettendo a disposizione le mie competenze. È un obbligo morale verso i colleghi che stanno fronteggiando il virus e verso i cittadini – afferma Nunzio Storace -. Lavorerò in un reparto efficiente, dove ho già trovato grande preparazione e forza di volontà nell’unico medico rimasto e nel personale sanitario con i quali ho avuto i primi contatti per stabilire un percorso diagnostico e terapeutico comune».