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Elezioni, Di Maio torna in Sicilia: bacchetta la Lega e stuzzica Salvini

Di Alfredo Pecoraro |

PALERMO – In Sicilia per tirare la volata ai candidati M5s che domenica prossima si giocano l’elezione a sindaco a Castelvetrano (Tp) e Caltanissetta ma anche per raccogliere consensi per le europee del 26 maggio, Luigi Di Maio, prosegue nella sua strategia nei confronti del collega di governo Matteo Salvini. Lo fa toccando, senza risparmiare stoccate in ogni piazza e sui social, i temi più caldi per il governo: sicurezza, immigrazione, corruzione, politiche economiche.

Dopo aver dato lo start alla 103/e edizione della storica Targa Florio partita da Palermo, il vice premier attacca: “Esiste un problema sicurezza in Italia: non sono il ministro dell’Interno ma sono a disposizione per dargli una mano a migliorare le condizioni di sicurezza di questo Paese». Un riferimento chiaro al caso della piccola Noemi a Napoli e alla vicenda della famiglia rom sotto assedio a Roma. «Il problema sicurezza – insiste – va affrontato su vari fronti, spesso le mafie hanno ormai dei minorenni assoldati che dobbiamo salvare nei quartieri a rischio. E va affrontato – incalza – aiutando le forze dell’ordine ad avere più rinforzi e più strumenti e garantendo i rimpatri degli irregolari». Un ingresso a gamba tesa, quella del ministro dello Sviluppo, sui dossier in mano al collega Salvini. Proprio alla Lega suggerisce di «non perdere la testa» perché anche se «comprendiamo la loro difficoltà di ritrovarsi, dopo nemmeno 10 mesi di legislatura, un proprio sottosegretario indagato per corruzione in un’inchiesta dove c’è anche la mafia, questo non giustifica certi atteggiamenti».

Dopo il «caso Siri», Di Maio detta la linea sull’inchiesta che coinvolge il governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato per abuso d’ufficio. «Dobbiamo leggere bene le carte e capire cosa abbia fatto – dice – E’ una vicenda minore di una inchiesta maggiore in cui è coinvolta anche la ‘ndrangheta. Per i miei sindaci mi sono letto le carte e prima di decidere ho visto se c’era buonafede o malafede». Ma «se questa inchiesta dovesse allargassi allora è un problema, io credo che questo governo debba andare avanti per altri 4 anni ma per farlo dobbiamo stabilire le regole del gioco». «Non siamo dei bambini – è il suo monito – siamo dei ministri e veniamo pagati per costruire un futuro al Paese, non per lamentarci», avverte il vice premier che, nonostante «le provocazioni subite negli ultimi giorni siano state tante» assicura che il M5s «resta disponibile ad andare avanti per altri 4 anni».

«C’è molto da fare» avverte Di Maio, «come la nostra proposta di legge per introdurre un salario minimo in Italia e fissare una soglia di 9 euro lordi l’ora al di sotto della quale non si può scendere». Anche sul fronte dell’immigrazione, Di Maio più che rincorrere il collega Salvini rilancia senza mai parlare di «porti chiusi». Anzi. In merito alle vicende della nave della Marina militare e della Mare Jonio il vice premier rimarca che «le decisioni sono state prese come sempre da tutto il governo». «La cosa positiva è che la nave è stata sequestrata un’altra volta, spero che si arrenda e smetta di girare nel Mediterraneo, facendo una serie di azioni che evidentemente hanno qualcosa che non va». E sottolinea che «ieri per tutta la giornata ci siamo sentiti io, Salvini e il il premier, che era a un vertice europeo e ha colto l’occasione per sensibilizzare i Paesi a prendere parte dei migranti che arrivavano in Italia». «Quando è così – chiosa – in Italia si sbarca, perché vuol dire che il nostro Paese non si deve sobbarcare tutto il problema dei migranti ma vengono ridistribuiti negli altri paesi Ue». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA