L'inchiesta
Acqua, gli affari d’oro sulla pelle dei nisseni: cosa c’è nelle carte della Procura e chi sono gli indagati
Blitz della guardia di finanza: sequestri fra Sicilia e Madrid. Ipotizzati inquinamento e frode nelle pubbliche forniture: 10 indagati fra Ati, Caltaqua e Aqualia
Due società che si aggiudicano il servizio idrico integrato della provincia di Caltanissetta: controllata e controllore che viaggiano a braccetto. Da una parte c’è la società spagnola Aqualia di cui presidente è un messicano di 45 anni, Alejandro Aboumrad Gonzalez, che è quella con un maggiore plafond economico, dall’altra c’è Caltaqua Acque di Caltanissetta rappresentata da uno spagnolo, Antonio Alfonso Gavira Sanchez. La prima fa da controllore, l’altra è controllata. Eppure le due società viaggiano a braccetto per intercettare gli investimenti dell’emergenza idrica nel centro Sicilia, con il sostegno della politica perché a capo dell’Ati idrico c’è Massimiliano Conti, sindaco di Niscemi e appartenente al centrodestra. Degli investimenti da portare avanti nell’ambito dell’emergenza depuratori però c’è poca traccia. Qualche impianto realizzato qua e là nei comuni, altri ancora spenti nonostante gli investimenti regionali del passato e quelli in marcia sono malfunzionanti.
Il sistema mangiasoldi
Un sistema “mangia soldi” sarebbe per la Procura di Caltanissetta guidata da Salvatore De Luca a cui arriva sulla sua scrivania, agli inizi del 2023, la relazione dell’Arpa di Caltanissetta che certifica l’inquinamento ambientale causato da diversi impianti di depurazione. Eppure già qualche anno prima nei guai giudiziari per lo stesso fenomeno erano finiti non solo la società Caltaqua ma anche gli allora dirigenti dell’Ato (per i quali è giunta l’assoluzione dal tribunale di Palermo a cui erano stati inviati gli atti per competenza). Dopo cinque anni da quell’indagine ci risiamo. Ma questa volta nel vortice dell’indagine affidata ai militari della Guardia di finanza di Caltanissetta, guidata dal colonnello Stefano Gesuelli, sono finiti anche i tecnici di Caltaqua e i dirigenti dell’Ati idrico. Una mega indagine ancora alle fasi iniziali. Le accuse mosse agli indagati sono di frode nelle pubbliche forniture e inquinamento ambientale.Ieri mattina i finanzieri del Nucleo di polizia economica finanziaria hanno bussato alla porta delle società Caltaqua e Fcc Aqualia di Caltanissetta oltre alla sede dell’Ati idrico per acquisire tutti i supporti informatici e cartacei relativi a comunicazioni interne, a file cancellati e documentazione amministrativa. Questo perché secondo la visione tecnica dei bilanci delle due società i conti non tornano.
Perquisizioni anche a Madrid
E nella sede di Madrid di Aqualia i finanzieri ci sono andati con il supporto della Policia National spagnola. Secondo una prima ipotesi investigativa la controllata avrebbe fatto soldi sul lavoro svolto da Caltaqua e nello stesso tempo avrebbe proceduto a controllare se stessa attraverso l’impiego di operai. Per gli investigatori non ci sono dubbi: si tratterebbe di una sorta di ricatto da parte di Aqualia con Caltaqua che, pur di offrire servizi, sarebbe stata costretta a versare ingenti somme. Il tutto sulle spalle dei cittadini che solo quest’anno, alla luce dell’emergenza idrica che ha messo in ginocchio la zona nord della provincia nissena (fornita dall’Ancipa) si è vista ridurre un po’ la tariffa, così come stabilito dal presidente dell’Ati Conti. Una mossa che non è andata giù alle due società che non avranno oltre un milione di guadagno sul prossimo bilancio.
Chi sono gli indagati
Nel registro degli indagati sono finiti per Caltaqua il legale rappresentante Antonio Gavira Sanchez e il direttore generale Andrea Gallè, oltre ad Antonino Butera (responsabile depurazione), Massimo Chiarelli (ufficio tecnico) e Alessandro Orlando (responsabile amministrativo). Per l’Ati, invece, indagati il presidente Massimiliano Conti (sindaco di Niscemi), il direttore generale Antonino Collura, il responsabile tecnico Mario Denaro e il responsabile amministrativo Sergio Scarciotta. Indagato a piede libero anche il presidente della società spagnola Aqualia, Alejandro Aboumrad Gonzales.
Cosa c’è nelle carte
Dietro il blitz nisseno-spagnolo di ieri delle fiamme gialle c’è un’indagine complessa e articolata che in verità era emersa già diversi anni fa. I reati ipotizzati, a vario titolo, ai dieci indagati (la cui iscrizione in questa fase dell’inchiesta suona più come un atto dovuto) sono inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture. La connessione sospetta è quella che lega la rete fognaria alla gestione dei depuratori. E questo ci porta davvero indietro nel tempo. Infatti gli investigatori della procura di Caltanissetta evidenziano che «l’allarmante situazione» dei depuratori e dei corpi idrici interessati dagli scarichi fognari dei comuni erano già stati al centro di un’inchiesta del 2013 che aveva investito i vertici della società Caltaqua e anche i dirigenti della Regione Siciliana.
Il fascicolo tra Palermo e Caltanissetta
Quel fascicolo, dopo rimpalli di competenza territoriale tra tribunale di Palermo e Caltanissetta, è terminato per alcuni con delle condanne concordate con il gip nisseno nel 2019. La sentenza è finita tra i faldoni di questa indagine siculo-iberica. Un allegato per dimostrare come la malagestio nonostante un procedimento penale è continuata. Addirittura per i pm le criticità nella gestione (con ombre di malaffare) risalirebbero al 2006.Nell’attesa di capire cosa emergerà dall’acquisizione documentale e informatica espletata ieri negli uffici nisseni e madrileni da parte della guardia di finanza e della polizia nazionale spagnola, in mano agli inquirenti ci sono documentazioni che mostrano scenari davvero allarmanti riguarda alla salubrità delle acque.
L’annotazione dell’Arpa
L’annotazione dell’Arpa del 27 gennaio 2023 attesta che tra i mesi di settembre e ottobre 2022 a seguito ad alcuni controlli, con accessi e campionamenti, nei depuratori della provincia nissena si riscontravano nella quasi totalità dei casi, livelli di agenti inquinanti (tra cui azoto ammoniacale ed escheria coli) da portare a pensare che i reflui urbani finivano nella rete con minimi effetti di depurazione. Con tutte le conseguenze del caso. Su questo filone, la procura ritiene che l’Arpa abbia accertato quindi «una compromissione significativa» di alcune risorse idriche (torrente Belice, il torrente Pietra Rotta, il torrente Imera Meridionale, il Vallone dello Stretto) che «casualmente» sono collegate alla gestione dei depuratori e degli scarichi fognari.
L’ipotesi della frode
Sulla frode delle forniture pubbliche i pm parlano addirittura (ma è tutto da accertare) di «malafede contrattuale» di Caltaqua nell’adempimento di quanto previsto dal contratto di affidamento idrico integrato della provincia di Caltanissetta che è stato sottoscritto nel 2006 e della successiva Convenzione di Gestione che regola i rapporti tra l’Ati e il gestore idrico. Atti che poi sono stati modificati nel 2017 con il nuovo contratto sottoscritto per consentire gli adeguamenti alle direttive dell’Autorità garante dell’energia elettrica gas e acqua.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA