Qualità, maestria, dedizione: la Salsiccia al ceppo di Linguaglossa ora è presidio Slow Food

Di Alberto Cicero / 24 Marzo 2022

La chiocciolina di Slow Food è riuscita a salire sino all’Etna. Sarà stata certo una ascesa… difficoltosa. Ma con accortezza e determinazione ha compiuto quel percorso che adesso lega Linguaglossa agli altri 50 presìdi segnalati in Sicilia dall’Associazione che storicamente promuove il cibo genuino.

La “salsiccia al ceppo” adesso è ufficialmente fra le prelibatezze dell’Isola. E’ un passaggio che segna una tappa storica ma anche – o soprattutto – una occasione di sviluppo per un paese che negli ultimi anni si è fatto largo nel mondo della cultura con varie iniziative e adesso guarda anche a quello del gusto. C’è una forte (e concreta) speranza di fare economia, quindi, in questo riconoscimento, ma anche tradizioni, storia, passione. La valorizzazione dell’ambiente, delle persone, di un territorio.

«La sola ricetta non basta. Un prodotto è fatto anche di gesti e di passione». E’ risuonato forte – domenica scorsa nella sala consiliare – il valore anche sociale del riconoscimento. Che va non solo a un prodotto, ma anche a tutto quello che c’è dietro.

Nel suo lento ma sicuro incedere verso l’Etna, la chiocciolina simbolo di Slow Food è stata accompagnata da tutta l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Puglisi. Anastasia De Luca, rappresentante provinciale Slow Food, ha spiegato che «questa denominazione da oggi sarà utilizzata solo in questo contesto» per rimarcare il “bonus” economico che il paese adesso attende.

E’, insomma, il trionfo del “chianchiere”. Definizione usata dalla prof. Ardizzone, rappresentante Unesco, e quanto mai significativa. Perché c’è il… valore di una categoria che nelle nostre comunità ha un ruolo storico.

Dei 13 macellai del paese, in 3 hanno subito aderito al disciplinare. E sono proprio i più giovani. C’è un messaggio dietro questa scelta. Che si guarda lontano e che questo riconoscimento non è destinato all’oblio che, inevitabilmente, scende su tutto ciò che non ha futuro.

«In questo progetto – spiega Anthony Russo, 28 anni, uno dei tre macellai aderenti – i nostri colleghi più anziani ci sono pure, per metterci la loro esperienza. I più giovani per mettere l’entusiasmo necessario. E anche per guardare a ogni mercato, ovviamente anche all’e-commerce. In questa sfida il prodotto è alla base di tutto».

«La qualità non basta più. Ci vuole l’eccellenza» è stato detto durante la presentazione. Segno che si sa cosa serve, oggi, sui mercati del food.

Il marchio di una tradizione vera, storica, l’ha impresso l’amministrazione con un riconoscimento che parla chiaro. Saro Pennisi, capostipite di una famiglia che si è gettata con entusiasmo – e con ottimi risultati – nel settore dell’accoglienza e della ristorazione (Giovanni Santoro, chef del loro ristorante “Shalai”, fiore all’occhiello, è stata la prima stella Michelin della zona etnea) ora può fregiarsi del titolo di “ambasciatore del turismo e dell’enogastronomia” di Linguaglossa.

Ma quali sono gli ingredienti vincenti della salsiccia al ceppo? La qualità del prodotto che viene da allevamenti siciliani (in particolare dalla zona ennese di Mulinello), la maestria, la dedizione. I 5 tagli utilizzati sono spalla, coscia, lardo, pancetta o carrè e guangiale. Il tutto ben lavorato sulla quercia, unica pianta a fornire il “ceppo” giusto, simbolo di forza e tradizione. E non sarà un caso.

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo