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LE RICETTE

Dalle “minnuzze” di Sant’Agata al torrone, ecco come si preparano i dolci tipici della festa

A scandire i tempi delle celebrazioni in onore alla martire catanese, oltre ai momenti di preghiera e culturali, sono pure istanti che rimandano alle abilità di bravi pasticceri

Di Sonia Distefano |

Il suono del “fiscaletto”, l’odore del torrone appena prodotto, una voce da lontano grida: «Bomboloni!», mentre caramelle di ogni colore e verdi olivette fanno venire l’acquolina in bocca non solo ai bambini, ma soprattutto a chi bambini vuole tornare, richiamando alla mente, grazie agli odori e ai sapori, ricordi dei giorni più spensierati, quelli della propria infanzia. Sono queste le caratteristiche note di “colore” che ogni anno si ripresentano e a chi è lontano, magari, consentono di immaginare il sapore dei cibi dei giorni della festa di Sant’Agata, la cui preparazione di molti, avviene, sapientemente in strada, per un profumato rituale che si fa arte.

A scandire i tempi delle celebrazioni in onore alla martire catanese, oltre ai momenti di preghiera e culturali, sono pure istanti che rimandano alle abilità di bravi artigiani armati di spatole, pentoloni ma soprattutto buoni prodotti tipici, tra fuochi e fornelli, accesi anche in strada. La pasticceria, così, si fa arte, soprattutto, nei laboratori dei bar del centro storico che allestiscono vere vetrine del gusto. Gli occhi dei catanesi più attenti, e dei turisti in cerca di dolci tipici, nei giorni della festa, vengono sicuramente rapiti in primis dalle cosiddette “Minne di Sant’Agata”, ovvero le cassatelle composte da un guscio di pasta frolla ripieno di ricotta di pecora.

La ricotta viene prima lavorata con zucchero e poi arricchita con canditi e cioccolato fondente. Sul banco delle pasticcerie, accanto alle cassatelle non possono mancare “le olivette”. Con la forma tipica di olive sono fatte di pasta di mandorla verde e ricoperte di zuccherro. La tradizione delle olivette è collegata ad un episodio della vita di Agata, quando la Santa condotta al pretorio si fermò per allacciarsi i sandali. In quel momento si racconta che spuntò un oleastro che produsse i suoi frutti. Ancora oggi a perenne ricordo di quanto tramandato dalla leggenda un l’albero di ulivo sorge nella piazzetta del Santo Carcere. Ecco perché sulle tavole dei catanesi nei giorni della festa non possono mancare le olivette.

Seguendo il percorso della festa numerose sono bancarelle del torrone, vero trionfo della dolcezza siciliana. Dall’aspetto di un croccante, il torrone siciliano viene preparato con mandorle tostate intere con zucchero e miele bollente, il tutto diviene denso con la temperatura fredda del marmo.

Tra le varianti del torrone, oltre quello alle mandorle, sono golosissimi anche quelli al pistacchio o con le scaglie di varie granelle. Per i palati più fini ci sono anche le tante varietà di coloratissima frutta martorana. Queste autentiche opere d’arte della pasticceria siciliana sono preparati con pasta di mandarla, composta da farina di mandorla e zucchero, colorati poi con toni di luce che rasentano la perfezione, sembrano dei frutti reali. Immancabili nelle bancarelle della festa la calia e la semenza, sgranocchiate mentre si punta lo sguardo attento a fuochi pirotecnici o alla “muschiettiera”. La calia è preparata tostando dei ceci che poi vengono salati. La semenza è essenza di semi di zucca secchi, salati successivamente come la calia.

La Catania popolare di via Plebliscito si trasforma invece in una grande trattoria all’aperto da dove si può passare dal “semplice” panino con la salsiccia a quello con le polpette di carne di cavallo, mentre il pasto si può concludere in dolcezza con le crispelle di riso, o quelle alla ricotta o alle acciughe.

Ma tra i cibi da assaporare in strada, magari seguendo la festa, il “re” delle vie catanesi è sempre l’arancino, rigorosamente maschio, alle pendici dell’Etna, dalla sua inconfondibile forma a piramide, quello al ragù di carne, con formaggio filante e piselli, oppure quello tondo al burro, con mozzarella, prosciutto e besciamella; c’è poi quello ovale agli spinaci, sempre condito con mozzarella; per arrivare all’arancino belliniana memoria detto “alla norma”, con melanzane, o il superbo arancino al pistacchio di Bronte, dal gusto decisamente più morbido.

In una nota pasticceria del centro di Catania abbiamo seguito la realizzazione delle “minuzze” di Catania e scoperto i segreti degli altri dolci tipici della Festa di Sant’Agata.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA