Mario, una storia di indipendenza conquistata e speranza ritrovata

Di Roberta Barcella / 07 Settembre 2019

Mario, come molti giovani italiani si trova improvvisamente in preda all’incertezza sul proprio futuro, finito il liceo, non riusciva a trovare negli studi universitari la soddisfazione che cercava.

Il suo percorso gli appariva nebuloso e così sollecitato dalla madre decide di trascorrere un periodo all’estero.

“Avevo 22 anni ed ero avvilito ormai da due, a causa di un futuro apparentemente inesistente, così decisi che un cambiamento drastico era necessario. Presi il primo volo disponibile diretto verso il Regno Unito, località molto gettonata grazie, non solo alle infinite e migliori opportunità accademiche e lavorative rispetto all’Italia, ma anche alla semplicità con cui si può apprendere la lingua. Durante la traversata aerea la mia testa era affollata da domande e da quell’incertezza sul futuro che aveva scandito gli ultimi anni della mia vita. Gli studi al liceo mi avevano lasciato poco o nulla e il mio spirito di intraprendenza e buona volontà era stato demolito da un’università che, con tutte le sue troppe pecche e disorganizzazioni, non mi offriva nulla di concreto e quindi non mi aveva mai ispirato e spronato a lottare per un avvenire promettente. La vita all’estero sarebbe veramente stata migliore? Avevo perso la speranza di trovare qualcosa che mi permettesse di sentirmi realizzato. Quindi pensai che di certo peggio di così non avrebbe potuto essere”.

Il primo approccio con Manchester, fu lo straniamento. È inevitabile per chi lascia il proprio paese portarsi dietro il bagaglio di paure, sfiducia, e disillusione che sperimentiamo in Italia e Mario non fa eccezione.
“La lingua fu un ostacolo in un primo momento e mi rendeva difficile capire la burocrazia inglese, molto diversa dalla nostra, ma anche cavarmela nelle situazioni giornaliere più semplici come fare la spesa o perfino andare a mangiare fuori, nonostante l’aiuto di un’amica che comunque era molto impegnata con l’università. Insomma non fu affatto semplice, l’impatto con la società inglese, fu strano e non particolarmente positivo, non ero abituato ai loro modi freddi e apparentemente calcolatori.”

Tutto cominciò a cambiare dopo due settimane, quando ottenuti i documenti necessari, Mario cominciò a ricevere molteplici risposte alle domande di lavoro presentate, quindi la disillusione a lungo sperimentata in Italia si trasformò in ottimismo.Nell’arco di un mese ricevette diverse offerte di lavoro con un regolare contratto.
“ Una volta ottenuta l’indipendenza economica (per la prima volta nella mia vita) cominciai a potermi godere la nuova città che cominciai ad esplorare. Capii molto meglio la società e la gente che, mi resi conto, era in realtà molto più cordiale e aperta di quello che avevo percepito inizialmente. Più passavo tempo in quella nuova realtà e più mi sentivo a mio agio, come se finalmente avessi trovato il mio posto, dove ero finalmente considerato e dove mi venivano date possibilità per realizzarmi.”

Trascorsi due anni dal suo arrivo Mario si sente spronato a fare di più, a non accontentarsi e rispolvera il sogno lasciato in sospeso. Decide di tornare all’università, ma questa volta in UK.

“Feci richiesta per entrare all’università in un corso simile a quello che avevo fatto in Italia ed allo stesso tempo per un lavoro a tempo indeterminato presso un hotel. Misi molto impegno in entrambe. E con grande sorpresa ottenni in entrambe risultati positivi.”

Decide però di rifiutare il lavoro e di intraprendere quel corso di laurea che aveva sempre sognato.

“Il primo impatto con università non fu semplice, ma dopo tanto impegno e buona volontà mi integrai bene nel loro sistema che è assolutamente funzionale ed efficace e che non solo premia davvero i migliori ma, anche economicamente, ti aiuta ad ogni passo”.

Sono trascorsi ormai più di cinque anni dall’arrivo di Mario in UK, “La mia vita è considerevolmente migliorata da quando sono qui, dopo la laurea sto per iniziare un master nell’università migliore della città, mi sento realizzato bel oltre la aspettative che avevo quando sono arrivato, so chi sono e dove sto andando ed ho tutti mezzi che mi servono per arrivarci e se dovessi tornare indietro nel tempo l’unica cosa che cambierei è la data di partenza, spostandola al giorno dopo gli esami di maturità ”.   

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: cervelli in fuga lavoro migrazione stranieri