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L’italiano volante

Dall'Italia a Manchester in cerca di nuove esperienze trova il suo posto e "vola" ai vertici di una compagnia di skydiving per poi ripartire ancora verso nuove sfide.

Di Roberta Barcella |

Luca è nato a Milano, la sua esperienza lavorativa in Italia non è stata come quella di molti, difficile o in salita. E’ stata più la ricerca di qualcosa che non è stato possibile trovare nel nostro Paese.

Tuttavia vivere all’estero gli ha permesso di maturare delle riflessioni sul lavoro e la vita professionale nuove che gli hanno aperto orizzonti molto più ampi. In Inghilterra Luca, non solo ha raggiunto i vertici nel suo settore, ma ha anche trovato il coraggio e l’opportunità di lasciare tutto ciò che aveva conquistato per ripartire da zero puntanto su una nuova avventua professionale in età adulta. Un’idea che di per se è inimmaginabile in Italia, dove lasciare il certo per l’incerto può condannarti ad un futuro non proprio roseo.

Prima di trasferirsi a Manchester nel 2009, Luca lavorava nell’ambito del motor sport: “ Era un bell’ambiente, guadagnavo anche bene, certamente avrei potuto fare carriera, dal momento che lavoravo già per dei gruppi prestigiosi.”

A 27 anni però decide di cambiare e cercare di fare paracadutismo indoor, ma nello specifico in Italia non trova i contatti che gli servono per iniziare un percorso professionale in quella direzione.

“ Praticavo già il paracadutismo, quindi ho preso un anno sabbatico e sono andato in America, dove ho prevalentemente continuato ad esercitarmi in questo sport e allo stesso tempo cercato i contatti per poter intraprendere la professione nell’ambito del paracadutismo indoor. Probabilmente se avessi trovato l’opportunità in America, avrei certamente provato a farlo li, ma le cose sono andate in maniera diversa in quanto ho trovato i contatti per intraprendere questa carriera a Manchester”.

“ L’Inghilterra è un posto che dal punto di vista professionale è 100 volte migliore dell’Italia, non importa da dove vieni, non importa di che colore sei, non importa che background hai, se all’azienda piaci perchè lavori in un determinato modo e produci in un determinato modo ti fa fare dei passi avanti più velocemente di quello che potresti fare in Italia”.

Con quale qualifica sei entrato?

Con niente, dopo aver fatto tre colloqui come parte del processo di selezione la società mi ha prospettato la possibiltà di seguire dei corsi che avrebbero finanziato e se li avessi superati con successo, mi garantivano il lavoro e così è stato.

Oggi il paracadutismo indoor come sport ma anche come attività ludica è presente anche in Italia con alcune strutture, non hai pensato di tornare?

Quando ho iniziato non c’erano ancora questo tipo di strutture in Italia, ma in ogni caso adesso non tornerei. Avendo ricoperto il ruolo di manager europeo, conosco abbastanza bene l’ambiente che, essendo di nicchia è anche abbastanza piccolo. La cultura lavorativa alla quale mi sono ormai abituato e’ totalmente differente da quella italiana, su molti aspetti, come il modo di reclutare, di fare formazione, le opportunità di crescita all’interno di una azienda. Tutte queste sono ragioni per le quali non ho mai considerato di rientrare in Italia anche se dovessi averne l’opportunità.  Purtroppo le realtà italiane non hanno avuto molta fortuna finora, ma naturalmente mi auguro che quelle attive al momento raggiungano un grande successo.  Inoltre non voglio cadere nel luogo comune, ma nel nostro paese il nepotismo è molto forte, questa mentalità è ancora radicata nel sistema italiano e io mi sono ovviamente oramai abituato ad un approccio professionale diverso”.Io sono arrivato, in Inghilterra con un inglese veramente scarso, ho iniziato dal gradino più basso di questa azienda e ho raggiunto uno dei ruoli più importanti non in Inghilterra, ma in Europa. In Italia ho lavorato per grandi aziende, ma per quanto lavorassi duro, le promozioni arrivavano prima per il cugino, il nipote, il fratello del capo o dell’amico del capo. Una volta che hai chiuso con questo tipo di realtà è dura riprendere a conviverci. In UK questa mentalità non esiste, io nell’arco di dieci anni da istruttore sono diventato trainer degli altri istruttori dopo un anno e mezzo, inizialmente solo nella sede di Manchester e poi in tutta l’Inghilterra ho rivestito due ruoli, general manager ed examiner in Europa. Questo tipo di carriera in Italia sarebbe stata impossibile. Ad un certo punto un paio di anni fa la società per cui lavoravo è stata acquistata da un gruppo americano e la stessa carriera mi è stata prospettata da quest’altra società americana, quindi il mio percorso professionale è andato avanti e la mia esperienza ugualmente riconosciuta.

Insomma c’è un rispetto per il lavoro diverso, questo è un altro motivo per cui non potrei tornare in Italia.

Cosa ti manca dell’Italia?

Ovviamente mi manca il clima, qui può piovere anche in estate per 20 giorni ininterrottamente e ovviamente mi mancano le amicizie di lunga data e la mia famiglia. Tuttavia io mi sono perfettamente integrato ed ho imparato ad apprezzare una nuova cultura al punto che quando rientro in Italia non posso fare a meno di notare le file a ventaglio al bar. Qui c’è molta educazione, a volte pure troppa, ma questo è solo un piccolo esempio. Per il resto io lavoro molto e quello che faccio mi piace se il lavoro va bene, per me tutto va bene.

Quali sono i tuoi progetti futuri, visto che a questo punto la tua carriera è arrivata ai vertici?

Adesso sto per iniziare sempre qui in UK una nuova carriera. A 40 anni ho deciso di mollare tutto e di ripartire da zero.Intraprenderò un nuovo percorso in un settore un po’ diverso, ma che ha sempre a che fare con il volo. Sto per iniziare un anno di formazione e poi darò inizio alla mia nuova avventura nel settore aeronautico. Anche questo è inimmaginabile in Italia dove a 40 anni o sei già arrivato da qualche parte o sei considerato già vecchio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA