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Il gioiello in tasca

C'é una vecchia storia che appartiene alla tradizione buddista e che racconta di un viandante poverissimo, il quale si tormenta perché non ha di che vivere. Quando ad un certo punto ha bisogno di un riparo per la notte trova rifugio presso la casa di un amico, il quale vedendo la disperazione del viandante gli cuce un grosso diamante in tasca affinchè lui possa avere di che sostentarsi quando riprenderà il viaggio.

Di Roberta Barcella |

C'é una vecchia storia che appartiene alla tradizione buddista e che racconta di un viandante poverissimo, il quale si tormenta perché non ha di che vivere. Quando ad un certo punto ha bisogno di un riparo per la notte trova rifugio presso la casa di un amico, il quale vedendo la disperazione del viandante gli cuce un grosso diamante in tasca affinchè lui possa avere di che sostentarsi quando riprenderà il viaggio.

Tuttavia il viandante ignaro del dono riprende il viaggio senza mai scoprire di essere ricco. Ecco questa mi sembra la morale della storia che sto per raccontare.

Sergio Barone é fra i maggiori appassionati di cinema che io conosca, a questa passione segue quasi come logica, ma non scontata, conseguenza una incredibile conoscenza e competenza.

Se la sua storia fosse un film, molto probabilmente sarebbe Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Grazie al lavoro del padre, Sergio ha infatti trascorso molti pomeriggi della sua infanzia dentro le sale cinematografiche e questa esperienza lo ha portato quasi inevitabilmente a trasformare la sua passione in un mestiere.

Laureato in Lettere a Catania ha coltivato negli anni l'interesse per la scrittura cinematografica organizzando anche rassegne cinematografiche e seminari con la caparbia determinazione di condividere il suo interesse con il più alto numero di persone possibile, quasi contagiandole.

Già qualche anno fa mi era capitato di partecipare ad una sua lezione su cosa sia un campo lungo ed é stata certamente un'esperienza per me da ricordare anche perchè corredata di esempi tratti dalla sua vastissima cineteca che generosamente mette a disposizione dei suoi studenti.

Adesso scopro che questa passione non solo nel tempo é cresciuta, ma ha prodotto frutti straordinari.

Nel 2008 Sergio perde il lavoro e decide di dedicarsi completamente a ciò che ha sempre amato, il cinema e la sceneggiatura. Nel 2004 aveva iniziato a insegnare la scrittura per il cinema, ma da quel momento entra a far parte in pieno di un progetto già esistente quello dell'associazione culturale Teatroimpulso, creato anni prima da Mario Guarneri e Nunzia Pruiti.

Un vero e proprio laboratorio teatrale e oggi cinematografico, che produceva fino a prima del lockdown tre, quattro spettacoli l'anno. Gli studenti completati i corsi infatti diventano attori che entrano a far parte della compagnia della scuola ed hanno modo di portare in scena quello che hanno appreso.

Il Teatroimpulso, un ex capannone in via Gentile a Catania, rilevato, ristrutturato e messo a norma dagli appassionati proprietari, vanta infatti 90 posti a sedere. Un palco da non sottovalutare per dei giovani talenti. All'interno di questo laboratorio Sergio Barone insegna Scrittura cinematografica e Storia del cinema e costituisce probabilmente l'unica realtà di questo genere da Roma in giù.

“L'Italia, dice Sergio, é l'unico paese in Europa in cui non si insegna cinema nelle scuole, spesso lo si lascia all'iniziativa autonoma dei docenti che magari decidono di mostrare Il settimo sigillo di Ingmar Bergman a ragazzini di 15 anni , i quali non avendo ancora gli strumenti per apprezzarlo, finiscono per odiare il cinema tout court. Io stesso dal 2012 ho ritenuto necessario affiancare all'insegnamento della Scrittura cinematografica anche la Storia del cinema.

Talvolta vengo invitato nelle scuole per parlare di cinema e gli studenti rispondono sempre con incredibile entusiasmo, ma oltre all'entusiasmo serve la competenza.

Chi é interessato al cinema é necessario che impari l'aspetto tecnico perché la scrittura cinematografica ha delle regole ben precise, ma é altrettanto importante sappia, per esempio, chi sia Rossellini, se vuole costruire una solida carriera in questo settore.”

Questo impegno ha nel tempo dato i suoi frutti.

Per due anni consecutivi infatti due studenti della scuola, Daniele Napoli e Enrico Maria Riccobene, si sono aggiudicati il premio Mattador della sezione Corto86, rivolto a giovani sceneggiatori con le sceneggiature dei loro corti La serata perfetta (2017) e Sulla sabbia (2018).

Il vincitore riceve in premio la possibilità di girare il proprio corto con una troupe di professionisti. Si tratta di un prestigioso premio, tanto che i cortometraggi realizzati vengono poi proiettati ogni anno nell’ambito della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

E a quanto pare l'unico competitor della scuola di cinema di Teatro Impulso é la scuola Holden di Torino.

Sull'onda dell'entusiasmo per i premi é nata l'iniziativa della scuola e dei suoi studenti di creare una vera e propria crew per filmare ed auto-produrre i propri corti, qualcuno di questi già notato dalla stampa nazionale.

Il Covid ha fermato e frenato questi progetti, che hanno trovato una piccola finestra nell'estate 2020 con la produzione di 3 corti.

“Il teatro é quello che ha sofferto maggiormente come tutto il comparto dello spettacolo”, racconta il docente.

“Io mi sono dovuto attrezzare per fare lezione a distanza, continua, con grandi difficoltà e paradossalmente lavoro molto di più con 3 o 4 studenti alla volta che cerco di accontentare in ogni modo, mentre prima le mie classi avevamo una media di 15 studenti. Ma il teatro é quello che sta attraversando maggiori difficoltà. Gli aiuti dello Stato sono stati marginali e certamente non paragonabili agli introiti che arrivano da un lavoro.

Anche riaprire il teatro sembra ancora molto complicato, perché uno spazio di circa 90 posti dovrebbe rinunciare almeno alla metà per potersi adeguare alle misure anti-Covid.

Chiaramente il cinema industriale ha potuto continuare a lavorare con delle regole di sicurezza precise, conclude Sergio Barone, con due tamponi a settimana per il personale, ma con dei costi che naturalmente piccole realtà come la nostra non possono permettersi . L'indipendenza costa.”

Insomma un piccolo gioiello cucito nella tasca dei siciliani che vive nella totale assenza delle istituzioni, confida solo nelle proprie possibilità e che andrebbe in qualche modo salvaguardato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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