Emma Marigliano è stata uno degli incontri più interessanti fatti da quando vivo in Inghilterra.
Innanzitutto da un punto di vista linguistico, poiché la nostra conversazione si è svolta fra italiano, inglese e napoletano.
Emma è infatti di origini campane, ma ha vissuto qui in UK per gran parte della sua vita. Si potrebbe definire una migrante italiana di seconda generazione, poiché furono i suoi genitori a trasferirsi qui con la famiglia.
La cosa che tuttavia mi ha molto interessato è stata la sua partecipazione al MIF, Manchester International Festival, un festival biennale delle arti, che avvolge la città appunto ogni due anni.
Il tema dell’intervento di Emma Marigliano era piuttosto inusuale in un paese di lingua anglosassone: Il viaggio di Dante oggi. Il fascino senza tempo di mostri e demoni. Immaginare di nuovo Dante come una storia contemporanea.
Avendo studiato con un dantista come Niccolò Mineo, non ho resistito alla tentazione di parlare con questa temeraria donna per capire come lei possa aver avuto l’idea di affrontare un personaggio e una tematica tanto complessa di fronte ad un pubblico inglese.
“ Quando ho chiesto chi conoscesse Dante Alighieri, nel pubblico, soltanto una persona mi ha risposto, racconta scoppiando in una risata, tuttavia io racconto sempre Dante attraverso le illustrazioni e questo lo rende accessibile a tutti”.
Emma è stata bibliotecaria ed assistente bibliotecaria per molti anni presso Il Portico Library, una biblioteca indipendente fondata oltre 200 anni fa a Manchester e con orgoglio mi dice di essere ancora membro onorario di questa istituzione che protegge e promuove la cultura dei libri.
“ L’assistant library, mi spiega, si occupa prevalentemente di organizzare le esibizioni, ed avendo studiato arte e storia dell’arte mi sono data anche alla ricerca per qualche anno, cominciando a studiare uno dei primi illustratori della Divina Commedia, il britannico John Flaxman e quindi Gustavo Dore.”
“Non so dove precisamente sia partito l’interesse per Dante, forse all’università. Pur avendo abbandonato dopo un po’ la ricerca accademica, ho continuato a coltivare la mia passione per le illustrazioni e oggi possiedo 250 libri della Divina Commedia illustrata, che copre un periodo che va dal 1890 ad oggi ed è certamente una delle più vaste, almeno in UK. Qualche anno fa ho anche organizzato, proprio presso Il Portico, una mostra per i celebrare i 500 anni della Divina Commedia.
Ma in che modo questo tema si è collocato all’interno del Festival Internazionale, che si è recentemente chiuso, chiedo:
“Quando mi è stato chiesto di partecipare al MIF, avrei dovuto parlare di qualcosa che era relativo alla cultura italiana, perché la presentazione era inserita nell’ambito della “school of integration” .
Molti, in particolare le donne tendono a parlare della cucina, ma io non ne avevo intenzione e fra l’altro la cucina italiana, se uno vuole uscire dallo stereotipo non può veramente rappresentare il paese intero, perché ogni regione è diversa. Perciò ho pensato di proporre quello che conoscevo bene ossia Dante e la Divina Commedia, come simbolo del viaggio dei migranti e delle loro difficoltà, in fondo anche quello di Dante è un viaggio e che viaggio!”
Cosa le piace della divina Commedia in particolare?
“ Amo la legge del contrappasso, perché credo che Dante si sia tolto in questo modo molti sassolini dalle scarpe, si è vendicato di alcuni nemici. Amo in particolare questo aspetto di Dante che trovo divertente, non cupo come molti pensano. Ne ammiro la capacità di intrattenere con il suo mondo fantastico.”
Le chiedo se si senta più italiana o inglese, “ non saprei, però non ho mai preso la cittadinanza inglese e adesso per protesta contro Brexit, certamente aspetterò fino all’ultimo minuto prima di intraprendere qualche azione per ottenere la residenza permanente. Ho persino pensato di ritrasferirmi in Italia.”
E’ stato difficile integrarsi in Inghilterra?
“ Non particolarmente, è vero però che i miei genitori hanno fatto in modo da non isolarci chiudendoci in ambienti di soli italiani, come avviene spesso. Avviene per i cinesi, i polacchi, gli indiani, i pakistani. Ognuno tende a stare con le persone del proprio paese di origine e a mantenere le proprie tradizioni. La mia famiglia invece no, i miei genitori sono stati aperti in questo senso ed è stato un bene”. “ Ci sono delle cose della cultura inglese con cui non mi sono trovata mai a mio agio, come il famoso atteggiamento di avere lo “stiff upper lip” ossia rimanere indifferenti di fronte ad alcune cose palesemente sbagliate facendo finta che nulla sia successo, ma ci sono anche nella cultura italiana cose che non mi piacciono”.
Parlando ancora di integrazione, pensa che gli italiani riescano ad integrarsi, qui in UK?
Quello che ho notato degli altri italiani è che loro, restano italiani quando sono dentro le mura di casa , ma quando sono fuori di casa diventano “international”, si mescolano, ma nella maggior parte dei casi non emergono rispetto agli altri, come potrebbero”.
Mi viene in mente che Dante fu lui stesso migrante, esule per ragioni politiche, in fondo tutto torna e probabilmente il cerchio si chiude con una curiosa connessione familiare che lega Emma Marigliano a Firenze grazie a una nonna probabilmente imparentata coi Medici. Ma questa è tutta un’altra storia.