Giorgio Cavazzano: «Il segreto del successo? La curiosità e saper apprendere dai maestri»

Di Francesca Rita Privitera / 04 Giugno 2017

«Penso che, oltre alla passione, l’ingrediente principale necessario per fare questo lavoro sia la curiosità». Quando Giorgio Cavazzano parla della sua professione ciò che colpisce di più è la vivacità e l’emozione che trapelano dalle sue parole. Disegnatore versatile, noto ai più per i suoi lavori disneyani, il maestro veneziano è autore di alcune delle tavole più amate dai lettori di sempre. Tra le sue collaborazioni spiccano quelle con sceneggiatori come Guido Martina, Rodolfo Cimino, Carlo Chendi. Assieme a Tito Faraci (con cui collabora da vent’anni) ha realizzato fortunati lavori come la parodia di “Novecento” di Alessandro Baricco (realizzato in collaborazione con lo stesso scrittore, di cui Disney Panini ha in programma una nuova edizione deluxe che presenterà in anteprima a Lucca) e “Il segreto del vetro”, la prima storia di Spider-Man realizzata da soli italiani e con ambientazione veneziana. Incontrato in occasione della settima edizione di Etna Comics a Catania, Cavazzano ci ha parlato della sua idea di fumetto e dei suoi progetti presenti e futuri.

Quali sono gli ingredienti di questa professione e come si trasmette?
«Bisogna nascere con certe capacità e avere passione, ma è anche necessario saper apprendere da chi ci ha preceduto. Io ho imparato molto da grandi maestri, non solo del mondo del fumetto. Saper analizzare le opere altrui, studiarne i colori e le inquadrature, diventa allora la base da cui far evolvere poi uno stile proprio. Penso che l’ingrediente principale sia la curiosità, soprattutto per poter fare cose originali: ripetere quello che hanno fatto gli altri è noioso».


Cavazzano durante l’intervista

Per celebrare i suoi cinquant’anni di professione le è stata dedicate una mostra. Quali sono state le tappe che più l’hanno emozionata lungo la sua carriera?
«Direi che sono parecchie. Naturalmente la prima storia non si dimentica mai: venne corretta da Romano Scarpa e fu per me un grande onore. Ricordo con grande emozione anche gli incontri con Giorgio Pezzin e Rodolfo Cimino in un periodo davvero effervescente dell’editoria italiana che mi consentì di adottare dinamiche totalmente nuove per l’epoca. Scoprire Uderzo, poi, mi ha ispirato per personaggi secondari come “Walkie & Talkie” e “Altai & Jonson” e la collaborazione con l’editore francese che venne dopo fu un altro momento saliente, perché mi confrontai con un ambiente del tutto nuovo».

Quest’ultimo è stato determinante nella sua consacrazione come uno dei più importanti fumettisti europei. Cosa ha significato per lei lavorare in Francia?
«All’epoca mi sembrava di vivere in una nuvola dorata perché per la prima volta mi sono sentito veramente un autore. Naturalmente il mio impegno era adeguato allo stato di esaltazione derivante dall’essere finalmente nell’olimpo del grande fumetto. Oggi purtroppo le cose sono cambiate e adesso in Francia si pubblicano storie acquistate dall’Italia e altri paesi».

E gli americani? Autori come Carl Barks, hanno influenzato i suoi lavori?
«Barks in particolare direi poco. All’inizio non riuscivo a capirne il disegno, sebbene lo apprezzassi molto come sceneggiatore. Senza dubbio il mio riferimento più importante è stato Romano Scarpa, il cui approccio nella stesura dell’avventura era completamente diverso da quello dei fumettisti americani».

A proposito di Romano Scarpa. C’è un anedotto che circola su un suo incontro con la sua ragazza a Venezia. È vero?
«È verissimo. La conobbi per caso su un vaporetto mentre avevo con me dei lavori che erano in realtà di mio cugino. Qualcuno ha scritto che i fogli iniziarono a volare e le finirono tra le mani. Questo non è vero, ma si è davvero trattato di un caso, che ha cambiato la mia carriera».

Quali altri incontri sono stati determinanti per la sua professione?
«Senza dubbio ho incontrato molte persone che mi hanno stimolato, ma non parlo solo di editori e professionisti. La mia fortuna più grande è stata costruire una famiglia grazie a Elena, mia moglie. Questo mi ha permesso di vivere una serenità e un intenso motivo di bellezza che mi rende libero di essere ciò che sono veramente».

Cosa ha in cantiere Giorgio Cavazzano oggi?
«In passato avevo pensato che avrei concluso la mia carriera al compimento dei miei settant’anni, il prossimo 19 ottobre. Probabilmente non sarà così, soprattutto per il grande affetto che continuo a ricevere dagli appassionati. Attualmente sto lavorando per la Disney a un progetto molto importante, del quale però non posso svelare ancora nulla, e ho nel cassetto tre sceneggiature per la Danimarca, la Norvegia e la Germania; poi ho copertine per gli Stati Uniti e per la Francia e anche per l’Italia farò qualcosa. Fermarsi è un po’ difficile».


Il maestro al lavoro

Il suo orizzonte principale rimane comunque la Disney?
«Sì, ma non è l’unico. Ho altre cose importanti in programma, ma anche in questo caso non posso aggiungere altro. Avrei dovuto disegnare un nuovo episodio di “Topalbano” però non c’è stato il tempo perché ero impegnato con altre collaborazioni. Mi è dispiaciuto tantissimo per Valentina De Poli (direttrice del settimanale Topolino ndr), ma avrei dovuto lavorare di notte e ciò avrebbe significato rischiare di non produrre un prodotto buono».

A quale personaggio Disney è legato di più?
«Direi tutti. Topolino è quello più complicato da disegnare perché è piccolo e ha un’espressività molto difficile. Paperino mi è molto simpatico e Minnie la trovo bellissima. I topi li ho riscoperti quando ero al lavoro sulla parodia de “La strada” di Federico Fellini. Non pensavo che questi personaggetti avessero tanta sensibilità e tanta bellezza».

Che rapporto ha con la nostra isola?
«Ne sono innamorato. Ho frequentato la quarta elementare in Sicilia e di quel periodo della mia infanzia ricordo i profumi, le persone che arrivavano con il carretto che vendevano il sale e la ricotta. Alloggiavamo a Ragusa nell’ultima casa di via Scrofani, nei pressi di via Roma. Ho vivido il ricordo di una persona che veniva chiamata lo Spaccapietra: faceva dei fori nel tufo, poi vi inseriva con una specie di bastone dei candelotti di polvere da sparo e li faceva esplodere, quel profumo incredibile è rimasto impresso nella mia memoria. Un altro ricordo è quello della fucina in cui lavorava il figlio del padrone della casa che ci ospitava, le scintille e l’odore del fumo. In seguito sono tornato tante volte assieme alla mia famiglia in Sicilia. Ho fatto il bagno nella spiaggia di Selinunte, ho visitato Segesta, Agrigento, Scicli, Ragusa Ibla e amo molto anche Vulcano e altre isole minori».

Com’è nato il “paperino – pupo” della “variant cover” di Topolino dedicata a Etna Comics?
«Mi sono ispirato al manifesto realizzato da Alex Maleev che ritrae questo paladino catanese, Uzeta. Realizzarlo non è stato facile, ho passato in rassegna migliaia di immagini di pupi siciliani, ma sono molto soddisfatto del risultato. Mi piace pensarlo come un “Orlando – Papero”».

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: comics etna comics fumetto giorgio cavazzano rodolfo cimino romano scarpa