Papa Francesco ha chiesto l’amnistia. L’altro ieri e ieri diciassettemila detenuti hanno dato vita con uno sciopero della fame alla più grande manifestazione non violenta in ambito carcerario. Rita Bernardini, figura di riferimento deL Partito Radicale, è oggi al ventinovesimo giorno dello sciopero della fame. Il corteo, che ha fatto incontrare i laici e i cattolici in piazza San Pietro in nome dei carcerati, è stato un successo. La coincidenza tra l’Anno Santo e un atto dovuto alla memoria di Marco Pannella fa sembrare più vicina questa decisione. Questa rubrichetta non solo è a favore, ma vorrebbe promuovere una riflessione tutta sicula intorno al concetto di “perdono”, che è un “istituto” non solo religioso ma – e qui Pannella docet – anche laico: un moto non soltanto dell’anima credente ma anche dello spirito civico.
Quanto bisogno ci sarebbe, in Sicilia, che questo “atto” possa esondare fino ad arrivare alle nostre coscienze? La storia siciliana è complessa, il recente film di Pif, “In guerra per amore”, ne affronta alcuni aspetti, ma tutta la nostra storia, lontana e recente, è un grumo di contraddizioni, di bene e male talmente impastati che l’unica soluzione sembrerebbe quella del “nodo gordiano” (di fronte a un nodo inestricabile, del quale non si riusciva a trovare il bandolo, Alessandro Magno lo tagliò). Su queste pagine illustri editorialisti (Domenico Tempio e Giuseppe Di Fazio) hanno richiamato l’attenzione, sempre più urgente, al futuro dell’isola. Vorrei mettere tra virgolette questa parola “futuro” (così legata alla “speranza” pronunciata molteplici volte ieri dal Papa) e chiedere: possiamo noi siciliani guardare e collaborare serenamente al nostro futuro continuando a camminare all’indietro con lo sguardo rivolto al passato? O non dovremmo forse, in un atto di amnistia del pensiero, liberarci dalla nostra storia e dagli odi che essa suscita? In un’epoca dove, anche a causa dei social, il livore, il risentimento e la vendetta sembrano farla da padrone, l’amnistia e il perdono sembrano l’unica via di uscita. Lo dobbiamo all’Anno Santo, lo dobbiamo a Marco Pannella. Lo dobbiamo a noi.