STORY. PERCHÉ UN CORSO DI SCRITTURA CREATIVA MULTIDISCIPLINARE?

Di Redazione / 11 Giugno 2018

Da Giugno a Dicembre (pausa ad agosto).

Perché un corso di scrittura creativa multidisciplinare? Perché “Story”?
Perché oggi siamo “costretti” a raccontarci: il villaggio globale ci mette in connessione con persone lontane che nulla sanno di noi, che di noi non hanno mai sentito parlare.
Gli strumenti che una volta erano indispensabili agli artisti, agli “autori”, oggi servono a tutti. Se ci sentiamo spaesati di fronte alla super modernità nella quale viviamo è perché, in qualche maniera, ci sfugge il suo segreto.
La sua struttura.
Sembra strano, ma nell’epoca in cui molti lamentano la diminuzione della lettura (e i dati di vendita dei libri e quotidiani lo confermano), viviamo invece immersi continuamente nella “scrittura”, meglio: nelle “storie”, anche se non ce ne rendiamo conto.
Internet, Smartphone, tablet, smart-tv, Netflix, Facebook, Twitter, E-mail, persino Instagram (che apparentemente è un social fondato sulle fotografie) ci immergono quotidianamente nella fruizione di una marea sconfinata di quelli che si chiamano “contenuti”, ma che da sempre sono state chiamate “storie”. Comprendere che un “contenuto” non è altro che una “storia” è il primo passo per interpretare e farsi strada in quest’epoca che sembra ipertecnologica.
Mai come in quest’epoca siamo invitati a leggere e a scrivere. In qualche senso siamo obbligati a farlo, se vogliamo restare al passo con i tempi, con la società, con il mondo del lavoro.
E’ vero, molti dei contenuti che consumiamo quotidianamente (e, quotidianamente, ci consumano) sembrano lontanissimi dal mondo della scrittura e della lettura.
Sbagliato.
Dietro una serie televisiva, dietro un film, dietro una canzone, dietro un blog, persino dietro una fotografia c’è la “scrittura”. Viviamo, senza rendercene esattamente conto, in un mondo di “autori”: di film, di post, di serie tv, di canzoni, di siti web, di documentari, di fiction, di reality e chi più ne ha più ne metta.
Il nostro corso cerca di dare una risposta alla domanda: perché alcuni contenuti “funzionano” e altri no? Perché quel romanzo, quel film, quella canzone, quel blog, quel canale youtube, quel film, quello spot pubblicitario, quel video musicale, quel brand, hanno avuto successo e altri no? Perché quella instagrammer è diventata una “influencer” e un’altra no? Perché il personaggio di un reality ha sfondato lo schermo e un altro no?
Sembrano domande lontanissime dalla lettura e dalla scrittura, e invece non lo sono. Non è mai uno scrittore o un personaggio televisivo o una fotografia ad avere successo. Ad avere successo è la “storia” che raccontano.
E non esiste una “storia” senza una “struttura”.
Ovviamente non intendiamo dire che chiunque debba aspirare al “successo” come lo si intende oggi. Il nostro obiettivo può anche essere un ristretto gruppo, una nicchia. Il nostro lavoro può guardare al cosiddetto mercato “indie” e non a quello “mainstream”. Ma perché la nostra arte, in qualsiasi campo e in qualsiasi cerchia funzioni ha bisogno di due elementi essenziali: deve raccontare una storia e deve saperla raccontare.
Deve scatenare emozioni.
Deve permettere al sentimento di raggiungere una forma.
Per questo motivo anche la politica ha iniziato a usare (e spesso ad abusare) della parola “storytelling”, che in italiano non vuol dire altro che “arte del narrare una storia”.
Quest’arte ha regole antichissime e universali, affonda le radici dentro di noi, nella maniera in cui viviamo nello spazio e nel tempo, la sua materia è la nostra stessa volontà, il motivo stesso per cui ogni mattina ci alziamo dal letto, la sua cadenza, il suo ritmo è lo stesso del nostro cuore, dei nostri innamoramenti, delle nostre avventure, della nostra innata curiosità, del desiderio di contemplare il mondo come di volerlo cambiare, del bisogno di condividere, di tramandare, di pavoneggiarci anche, perché no, di corteggiare, di sopravvivere, delle infinite possibilità che il mondo ci offre e persino di scorgerne qualcosa che lo sorpassa.
La “struttura” di una storia (chiamatela come preferite: sceneggiatura, copione, soggetto, canovaccio, branding) non è una serie di regole fredde da seguire pedissequamente, ma l’alchimia che rende possibile una magia: mettere in relazione noi e gli altri con il mondo e soprattutto con i nostri mondi interiori.
Potete invitare a cena una persona, nutrirvi in silenzio con una barretta proteica e poi tornare ognuno a casa propria, oppure potete fare di quell’invito uno show, uno spettacolo, una storia, un’esperienza emotiva, un destino.
Qualunque sia il vostro obiettivo, qualunque sia la vostra arte, qualunque sia la storia che volete raccontare, noi vi forniremo gli strumenti intellettuali per farlo, per portare a termine la vostra Opera. A volte bisogna conoscere le regole decidere consapevolmente di non seguirle.
E sì, ci sono anche i nostri segreti, le nostre ossessioni, le nostre missioni, le nostre vendette, i nostri furori, che a volte sembrano divorarci dentro senza trovare uno sbocco, soprattutto oggi.
Sbagliato.
Proprio questa è l’epoca che, come mai prima, ha bisogno di “storie”. Ha bisogno di “Storia”.

Sei mesi, 12 incontri con cadenza quindicinale, 36 ore di lezioni ed esercitazioni. Sei eventi con visiting professor e cinque ospiti. Le Opere selezionate al termine del Corso saranno pubblicati in un volume edito dalla Fondazione Domenico Sanfilippo Editore.

Info: 347 6572505 mail: storyscritturacreativa@gmail.com

OTTAVIO CAPPELLANI Esordisce nel 2001 con La morale del cavallo (postfazione di Manlio Sgalambro). Nel 2004 il suo romanzo, Chi è Lou Sciortino? viene tradotto in trenta paesi. Nel 2006 pubblica Sicilian Tragedi, lo scrittore David Leavitt dedica alla traduzione americana una pagina del New York Times. Nel 2009 pubblica Chi ha incastrato Lou Sciortino? Nel gennaio 2010 il Teatro Stabile di Catania produce la riduzione teatrale di Sicilian Tragedi. Nel 2011 scrive My name is Sid, cortometraggio in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2011 pubblica L’isola prigione. Nel 2011 il Ministero per i Beni Culturali riconosce di Interesse Culturale Nazionale una sua sceneggiatura. Nel 2013 pubblica Sull’Etna non uccidono mai nessuno. Nel 2017 pubblica Sicilian Comedi (SEM) che nel 2018 viene messo in scena con la regia di Guglielmo Ferro e con Fioretta Mari.

GUEST E VISITING PROFESSOR

Teresa Martini, “La comunicazione nell’editoria”. Mariarosa Mancuso, “La critica letteraria e cinematografica”. Riccardo Cavallero, “L’industria editoriale letteraria”. Mario Venuti, “La struttura di una canzone”. Raffaele Gulisano, “La musica Indie”. Antonio Riccardi, “Cosa cercano le case editrici”. Guglielmo Ferro, “La scrittura teatrale”. Francesca Ferro, “Il teatro dei giovani”. Francesco Maria Attardi, “Start-Up in teatro”. Massimiliano Pace, “La musica nella narrazione cinematografica e teatrale”. Gino Astorina, “La Satira”.

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Tag: OTTAVIO CAPPELLANI scrittura creativa