SIAMO TUTTI SFOLLATI. L’ARTE VERA E’ NELLE MACERIE. LA RICOSTRUZIONE E’ ROBACCIA DA IMPRENDITORI EDILI, DA CARRIOLAI E CAZZUOLATORI.

Di Redazione / 02 Novembre 2016

Siamo tutti sfollati. Il resto è dibattito da imprenditori edili, da muratori, da carriolai. Anche e soprattutto quando riguarda l’arte, o, come piace ai muratori, l’Arte, con la A maiuscola. Quello che sfugge, però, a queste scarpe da lavoro, punta rinforzata, macchie di calce sui pantaloni da lavoro in cotonaccio , salame nel panino e quartino alle undici, è che siamo tutti sfollati, terremotati. Chi di voi ha ancora una casa, voglio dire, superati i cinquant’anni. Chi di voi ha ancora “La” “casa”? Non se l’è forse portata via Dio con tutto il “significato” – e quindi con tutta l’Arte – che c’era dentro? Un terremoto, un cancro, un infarto… tu vedi veramente le differenze. L’arte è roba da scimmioni, non da teologi.

Sì, una chiesa è caduta, un affresco è scomparso, una specie si è estinta, un fossile di dinosauro spunta bianco e puro tra un Giotto e un Parmigianino vampirizzati da critici e tubi innocenti, pontili tubolari: le sfere celesti non possono dialogare con la cazzuola. Che minchia ‘conservi’ quando Dio stesso lo spazza via? Che Arte intendi, se non è in relazione ai buchi neri, alla Seconda Legge della Termodinamica?

Tetti, vogliono tetti, questo concetto “sociale”, la stessa socialità che poi ti vieta di cacciare, di andartene in giro con un’arma contundente, nudo, per le strade di una città, in cerca di piccioni, di lucertole, di topi. Volete tetti, civiltà, arte, in una chiesa, ohhhh, o in tra l’intonaco di una galleria, doppio ohhhh e finanché un wow!

Respirate l’aria di un vulcano, le placche tettoniche che raccontano un’inerzia destinata a cancellare l’umano (questo picco del non essere e per questo “meritevole” d’essere brasato, catastrofizzato, esploso, terremotato, sfollato), contemplate le orbite, le macchie solari, la tempesta di Giove, le stelle comete che annunciano, insieme, la distruzione e la salvezza…

Giotto, il Parmigianino, le pitture, lasciatele alla storia.

Incantatevi nudi, sfollati, senza tetto, coi piedi sporchi, senza più nulla, di fronte alle macerie.

Poi ditemi quale è Arte.

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