Salvini che invita Fedez a fare un confornto in Autogrill è la cosa più gay che abbia mai sentito. Prima che Salvini aggiungesse “o nel suo attico”. Così la mia immaginazione è passata dal numero di un cellulare segreto di Salvini detto Salvina sul muro del bagno in una stazione di servizio frequentato da camionisti allo Skyline di Milano in tonalità lisergiche e glitterate, un’apoteosi di lustrini e boa di piume e olio spalmato sui corpi di Fedez e Salvina sullo sfondo di una vetrata panoramica.
Adesso. Io ho una teoria che non so quanto sia affidabile ma è una mia teoria: l’omofobia ce l’hanno soltanto i gay repressi che omofobando l’altro non fanno altro che omofobare la se stessa che vorrebbe saltare fuori come una spogliarellista da una torta. Fedez ha scritto qualche verso omofobico in passato, e quindi qualche dubbio me lo ritengo legittimo. Su Salvini ho pochi dubbi.
Ma c’è un ma. I testi delle canzoni, le espressioni artistiche, la satira in musica (alcuni testi rap sono meravigliosi esempi di satira), non sono prevaricazione e discriminazione e violenza di genere, non solo contro gli omosessuali e i trans ma anche contro i disabili, che è quanto si vuole combattere con il ddl Zan.
Inoltre Fedez ha segnato due punti a suo favore. Il primo: la conduzione di LOL, dove l’ho trovato bravissimo e simpaticissimo e i suoi urletti quando Mara Maionchi gli spruzzava il vapore erano divini. Il secondo (non in ordine di importanza, ci mancherebbe): la presa di posizione sul palco del concertone a favore del ddl Zan.
Ah no, aspetta. Ci sono un terzo e un quarto punto: la protervia semisterica e stupenda con la quale ribatteva ai funzionari Rai perché lui è un artista e loro “chi siete voi?, e il rifiuto del “confronto” con Salvini ha proprio fatta andare fuori di testa come una pazza il “capitano”. Per non parlare del suo post da scavallatissima, motivando il rifiuto al leghista: “La prossima volta cosa proporrà, una sfida di break dance?”, riuscendo, con una frase perfetta, a farlo infuriare e a dirgli al contempo: “Io non ci esco con quella ballerina di fila!”.
E tornando ai versi, forse omofobici, forse satireschi di Fedez (Tiziano Ferro non li prese bene, ma non ogni verso e non ogni battuta vengono bene), aggiungerei, con Karl Kraus, che solo gli stupidi sono coerenti. Si cresce, si cambia, si matura, si impara, spesso (non così tanto quanto sarebbe auspicabile) si cambia idea, opinione. Ci si ritrova a pensare contro se stessi (esercizio che consiglio a tutti), si pratica l’autocritica o si è colti da improvvisa illuminazione grazie a una foto, a un testo, a una canzone, un gesto. Non si potrebbe combattere l’omofobia con mezzi nazisti, non è la repressione bensì il cambiamento il fine del ddl Zan, e per questo mi sembra giusta continuare a combattere. No, non mi sono rincoglionito, il suscritto pippone retorico ha un fine, che mi preme sull’anima: Salvini, posso chiamarti Salvina?