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IO SONO QUI

Di OTTAVIO CAPPELLANI |

Io sono qui. Sicilian Comedi è qui.

Chi sono? Ottavio Cappellani, basta una veloce ricerca su Google.

Anche noi, come il direttore, siamo stati pazienti, di fronte agli attacchi, contro di me e contro questa rubrica, che, con orgoglio, tanto hanno dato fastidio ai concorrenti online.

Io sono qui, pronto a parlare di Sudpress, che ospita La signora Dusty che chiede ai cittadini di contribuire alla munnizza, quando il signor Pigi ha organizzato Wondertime, con la Pezzino, che, in concomitanza con questo splendido regalo fatto alla città (splendido perché Nanni Cultrera, direttore artistico, è splendido) ha avuto la gestione della munnizza in mano all’assessore Cantarella, leghista, amico e sodale di Corrado Labisi, massone cacciato dalla massoneria, che con l’antimafia credeva di farsi un bel bidet.

Io sono qui, pronto a parlare di Antonio Condorelli.

Io sono qui, pronto a parlare di Meridionews e delle interviste in ginocchio.

Io sono qui.

Conoscendo gli anni Ottanta, dove ero compagno di classe, al Leonardo da Vinci, con Vincenzo Santapaola. Io sono qui, con la memoria di un “sistema Catania”, che di sicuro non era costutuito dall’editore di questo sito.

Io sono qui. A disposizione di tutti.

Io sono qui, pronto a discuterne.

Io sono qui, non devo difendere nessuno.

Ma usare la logica sì, quello devo farlo.

Ringrazio sempre la magistratura che sta facendo, finalmente, pulizia, nella mafia rurale, in questo rendendomi un gran favore, che favore non è, ma, finalmente, la constatazione di una magistratura seria, competente, decisa, inflessibile. Quello che io, come tutti i siciliani, ho e abbiamo sempre desiderato.

Io sono qui. Con la mia testimonianza. La magistratura, finalmente, ha rotto un sistema. Un sistema in cui, bisogna dirlo, non tutti posso essere eroi.

Io sono qui. Non sono stato un eroe nella gestione delle mie proprietà. Ho denunciato. Ho sempre denunciato. Ma soltanto da pochi mesi ho avuto la sensazione della vicinanza delle Istituzione. E di questo non potete neanche immaginare quanto io sia grato.

Ma se solo penso a qualche anno fa. A quando mi hanno ucciso L.Don, il cavallo con il quale sono stato probabile olimpico, se penso a solo qualche anno fa, quando mio padre ebbe un ictus dopo questo assassinio, se penso a qualche anno fa, quando gli abitanti di quelle zone maledette facevano le vignette col mio cavallo diventato bistecche, se penso a quegli anni, dove la reazione ai soprusi mi è costato un processo per rissa, ecco, se penso a quegli anni, mi chiedo: sono stato un eroe?

No, non lo sono stato.

Ho fatto i nomi di chi sapevo mi stava tormentando?

No, non l’ho fatto.

Sì, quello che ho fatto è stato parlare con le Istituzioni con il cuore in mano, con il cuore di una persona normale, non di un eroe.

Forse, immagino, suppongo, sbagliandomi di sicuro, questo forse è mancato, nella Catania dell’ultimo decennio. Parlare e confidarsi con il cuore in mano ammettendo che forse, ogni tanto, io per primo, non riusciamo a essere eroi.

E una colpa?

Io sono qui. Mai arricchito indebitamente, grazie alla buonanima di mio papà che, praticamente, mi cacciò da questa città dove si ragionava come ragionava Pablo Escobar: “plata o plomo”, soldi o piombo. O ti facevi corrompere o ti riempivano di piombo.

Possiamo essere tutti eroi?

No, con tutta la venerazione per gli eroi. Che sono tali proprio perhcè non lo siamo tutti.

Plata o plomo.

Mio papà mi mandò fuori. Fuori dal plomo, ma anche fuori dalla plata.

Vivo con pochissimo.

E questo pochissimo me lo dà questo quotidiano. Per dire, in libertà, quello che penso.

Le censure le ho avute, casomai, a forze di querele, da chi pretendeva che fossimo tutti eroi (anche in nome di supposti eroi che, eroi, proprio non lo erano).

Questo è quanto,

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