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AUTONOMIA SPECIALE: IL SICILIANO È CRETINO IN SICILIA E GENIO A ROMA?

Di ottavio cappellani |

La Valle d’Aosta, che ha una popolazione di circa centoventimila individui è stata attaccata da un’inchiesta de La Repubblica perché avrebbe più dipendenti pubblici del Piemonte. Un terzo circa dei valdaostani avrebbe un impiego statale. Ci sarebbero una sessantina di partecipate con una miriade di uffici sparsi sul territorio e l’ente, grazie all’autonomia speciale, si prende il novanta per cento delle tasse del territorio per spenderle direttamente senza passare da Roma. Inoltre i cittadini sono distribuiti in settantaquattro comuni, ognuno dei quali con i propri uffici.Se si aggiunge che la Valle d’Aosta ha anche il Casino, a me pare che sia un esempio perfetto di economia keynesiana funzionante (secondo Keynes la piena occupazione si può raggiungere anche con attività apparentemente inutili, essendoci i soldi ovviamente, e la Valle d’Aosta pare li abbia).Repubblica, invece, racconta questa piccola regione come luogo di scandalo e ricordando che il Veneto vorrebbe fare la stessa cosa con la richiesta di autonomia. Insomma, mentre nel resto d’Italia l’autonomia sembra funzionare a meraviglia e chi non ce l’ha la vorrebbe, qui da noi arricciamo il naso.Fa un po’ specie che la Lega, che in Veneto ha fatto una grande battaglia, fino a quest’anno ancora si scagliasse contro l’autonomia siciliana. Allora, seguendo la logica, o sono i siciliani incapaci di essere autonomi, bestie ritardate che non sanno amministrare per problemi atavici, storici, ma anche endogeni, a uso che siamo un po’ cretini di nostro, oppure ha ragione Repubblica quando dice che tutte le autonomie sono dannose. E però, seguendo sempre la logica (anche se, essendo noi siciliani, a logica, a quanto dicono, siamo messi male, bestie che non siamo altro), i parlamentari e i senatori che vanno a Roma per essere centralisti, da dove vengono? Cioè il siciliano sarebbe cretino in Sicilia ma appena arriva a Roma diventa un genio dell’amministrazione della cosa pubblica? E allora cosa c’è nell’aria di Roma?

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