C'è chi combatte il tempo che avanza. E chi invece lo ringrazia perché finalmente può far pace con l'età anagrafica
La rivincita del quadro antico
Il tempo non lo sfiora, anzi lo migliora. Come un vino scarso da novello ma notevole da invecchiato, anche per la lui o la lei in questione, il diventare âgée è tutta un'altra storia. Con i quadri antichi infatti, tanto la sorte è stata cattiva in età giovanile quanto è benevola in quella matura. Sappiamo tutti di chi stiamo parlando, ognuno di noi ne conosce un esemplare. È quello o quella che, mentre noi andavamo a scuola con i jeans strappati e il maglione infeltrito (del resto se lo faceva Kurt Cobain perché noi no?), si presentava in classe con i pantaloni pied de poule con le pinces o la gonna scozzese lunghezza midi in abbinamento a un pullover immacolato dal colore assolutamente anonimo. Lo stesso o la stessa che alle puzzolenti scarpe da tennis, corredo indispensabile per ogni adolescente, opponeva mocassini così lucidi da potercisi specchiare. O che alle feste non approfittava del casino diffuso per pomiciare con l'oggetto dei desideri, preferendo invece rimanere composto su una sedia a osservare una mandria inferocita di ragazzine e ragazzini. A rivedere queste scene con gli occhi di allora, non ci si crederebbe che oggi si celebra la la sua rivincita. Mentre il resto dei coetanei contrasta – per lo più invano, ammettiamolo – l'inesorabile cedimento strutturale, il quadro antico non si pone neanche il problema, dato che a 15 anni già ne dimostrava 50. Anzi nel suo caso, passata la boa del mezzo secolo, si colma il divario fra età anagrafica e aspetto esteriore. Col risultato che incontrandolo dopo decenni di lontananza, non possiamo fare a meno di osservare che “sta meglio ora di allora”. E di pensare che se per alcuni, la vecchiaia, come diceva quel genio di Pino Caruso, “nuoce gravemente alla salute”, per altri è una solenne botta di fortuna.