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“We can be Heroes”, la favola del rock ispirata da David Bowie

Di Luigi Mula |

“Possiamo essere eroi, solo per un giorno”, cantava David Bowie nel suo singolo “Heroes”, pubblicato negli anni 70.

Al brano, destinato a diventare la canzone simbolo della carriera del “Duca Bianco”, si è ispirato Gaetano Aronica nel suo spettacolo “We can be Heroes”, in scena sabato 2 (alle 21) e domenica 3 febbraio (alle 17) al Teatro Pirandello di Agrigento, assistente alla regia Arianna Vassallo, suono e luci Christian e Pierpaolo Vassallo.

Sul palco della massima istituzione teatrale agrigentina anche l’attrice Silvia Frenda e i Bluesensation Electric Dreames: Peppe Vita, Roberto Sciarratta, Luigi Gangarossa, Ruben Russo e Vittorio Alessandro.

Si tratta di uno spettacolo sperimentale con “tante componenti di appeal” che attirerà l’attenzione degli spettatori.

Aronica, infatti, ha sempre dimostrato di saper intercettare umori, gusti e pubblici differenti, spesso aprendosi a nuovi orizzonti o mescolando le platee.

“We can be Heroes”, quindi, non è il solito spettacolo, ma un viaggio immaginario nella nostra storia recente per raccontare di come ogni cosa si trasformi e sfugga persino ai principi del tempo; il tempo degli eroi e il tempo della storia, che non è mai lo stesso. In quest’intervista Gaetano Aronica racconta la genesi dello spettacolo, “favola moderna” di un regista visionario, rivoluzionario e riformatore che ha gettato le basi per il futuro del teatro agrigentino.

Cos’è We Can be Heroes?

“Non è il solito spettacolo! È una favola rock, una storia totalmente inventata e, come tutte le storie totalmente inventate, maledettamente vera. Nello spettacolo ripercorro la mia vita e lungo la strada non ricordo più cosa è successo realmente: cosa ho effettivamente vissuto o cosa avrei voluto vivere veramente. Tutto si affastella, come in un film o in un romanzo, in un disordine creativo che è quello della vita.”

Un periodo di grandi contraddizioni?

“Era il periodo di “Heroes” di David Bowie, delle musiche leggendarie di Bob Dylan e dei Rolling Stones. E mentre noi giovani ascoltavamo questa musica sentendoci americani, in Italia si preparavano le stragi e succedeva di tutto. Eravamo testimoni inconsapevoli di un mondo che cambiava troppo in fretta. Così, gli eroi cantati da Bowie e dagli altri assumevano, drammaticamente ed amaramente, le sembianze dei nostri moderni eroi.”

Chi sono i protagonisti di questo viaggio?

Uomini straordinari dalle vite straordinarie: Aldo Moro, Paolo Borsellino e tanti altri. Come in un sogno, nello spettacolo parlo anche con Voltaire, ma parlo anche con Sciascia e Pasolini. Credo che ci sia qualcosa in comune fra loro, un filo sottile che in un certo modo li leghi: una originale, incredibile fratellanza. Il talento non è democratico, va dove gli pare. Solo nell’arte ti puoi permettere certi lussi(sorride).”

Sul palco una storica band agrigentina

“Si! Lo spettacolo è nato con un’anteprima di grande successo al Giardino della Kolymbethra; una sorta di monologo. Mi sembrava, però, doveroso dare al progetto una veste diversa. Lo spettacolo, infatti, è come la vita, non rimane uguale, cresce. La nostra collaborazione è nata per combinazione l’estate scora ad OceanoMare: “Il potere del caso, diceva Leonardo Sciascia.”

Mentre Silvia Frenda?

“La figura femminile in questo spettacolo è fondamentale. Bowie, come sappiamo ha costruito la sua popolarità sull’ambiguità del personaggio. Questo androgino naturale io l’ho trovato nella figura di Silvia: una bellezza molto pura, persino innocente!

Mi sembrava giusto abbinarla ad una band di uomini più attempati, come siamo noi (sorride). Silvia darà bellezza allo spettacolo. Lei, così come Barbara Capucci, è un’ attrice emergente che si è avvicinata al “Pirandello” non avendo il timore di affrontare una selezione. Silvia e Barbara, con il loro talento e personalità, stanno contribuendo alla rinascita del teatro Pirandello”.

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