Virus Cina, primi casi sospetti in Europa

Di Redazione / 23 Gennaio 2020

In Francia invece non ci sono al momento casi legati al coronavirus e le due persone sospettate di essere contagiate sono state esaminate ma i test hanno dato risultati negativi. Lo ha affermato la ministra della Salute francese, Agnes Buzyn, facendo il punto con la stampa. Buzyn ha voluto rassicurare dopo l’allarme, partito da una donna cinese originaria di Wuhan, che aveva postato sul sito dell’ambasciata cinese a Parigi “informazioni sui sintomi di febbre e tosse”, aggiungendo di essere riuscita a passare i controlli all’aeroporto e a entrare in territorio francese. La ministra ha quindi insistito sul fatto che la Francia è in grado di “avere una diagnosi molto rapida” del virus.

Un cittadino cinese è risultato positivo al test a Singapore. A dare notizia del primo caso certificato sul posto è stato il ministero della Salute di Singapore.

Positiva ai test anche un’infermiera indiana che lavora in un ospedale in Arabia Saudita. “Un centinaio di infermiere indiane, per lo più del Kerala, che lavorano all’Al-Hayat Hospital (nella città saudita di Khamis Mushait) si sono sottoposte ai controlli e solo una è stata contagiata dal coronavirus. L’infermiera contagiata viene assistita all’Aseer National Hospital e si sta riprendendo”, ha twittato il sottosegretario agli Esteri indiano V. Muraleedharan. In Arabia Saudita vivono circa 2,6 milioni di indiani.

Contagiati anche due cinesi in Vietnam. Lo riferisce la Bbc. I due, padre e figlio, sono ricoverati in ospedale a Ho Chi Minh City. Il primo a essere contagiato sarebbe stato il padre, rientrato in Vietnam da Wuhan.

Il ministero cinese dell’Educazione ha inviato nel frattempo una circolare per sospendere esami e raduni di massa in scuole e università fintanto che durerà l’epidemia di polmonite virale. Al momento gli studenti sono a casa per le vacanze d’inverno e molti non torneranno sui banchi prima di fine febbraio. Ma la circolare impone alle autorità scolastiche di valutare la situazione sanitaria prima di organizzare la ripresa delle lezioni. Scuole e università nelle aree maggiormente colpite dovranno anche impegnarsi per diffondere la consapevolezza sui rischi dell’infezione.

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