Veronica, la “videoconfessione” (del 2015) e la non-notizia che siamo costretti a dare

Di Mario Barresi / 27 Febbraio 2017

Ragusa – Veronica Panarello non ha confessato.
E questa, considerate le ore di curiosa apprensione vissute nelle redazioni oggi pomeriggio, è diventata la notizia.
Pur essendo una non-notizia: la donna condannata a 30 anni per l’omicidio del figlio Loris Stival, nel carcere di piazza Lanza a Catania a scontare la sua pena, continua a negare di essere lei l’assassina.

E allora perché è necessario pubblicare questo articolo?
Semplice. Perché un vecchio sopralluogo al canalone GUARDA IL VIDEO DEL 2015 (risalente al 19 novembre e ampiamente raccontato in tutte le cronache dell’epoca), è stato mostrato per la prima volta in una nuova parte inedita, oltre che molto “strong”, dalla trasmissione Quarto Grado su Rete4. Ma, si badi bene, la messa in onda è avvenuta a fine dello scorso gennaio. Il video è stato ripreso nelle ultime ore per un ulteriore approfondimento giornalistica su Mattino Cinque. E fin qui nulla di strano. Finché lo stesso video, con i loghi dei due programmi, è finito nell’home page del corriere.it con il titolo «“Così ho buttato il corpo di Loris. Non merito di vivere”: la confessione di Veronica Panarello».


Il che, seppur con due righe di sommario sottostante che esplicitava e completava la notizia, ha suscitato – a causa della parola “confessione”, riferita con tutta evidenza al cadavere gettato nel canalone; fatto assolutamente assodato – il panico nelle redazioni di tutta Italia, con urla direttoriali per la “bucatura” e caccia alla notizia da inseguire nonostante tutto.
Ma, lo ripetiamo, era un video del 2015. Nel quale Veronica ammette, piangendo, parziali responsabilità sull’occultamento del cadavere. Giammai sull’omicidio. Tutto agli atti del processo. Da novembre 2015.

Per ripercorrere i contenuti di questa anomala giornata fondata su una non-notizia (sfociata su decine di siti pronti a urlare la «clamorosa confessione di Veronica», invadendo i social network) pubblichiamo il lancio dell’agenzia Ansa.

CATANIA – «Non merito di vivere, è stata la cosa più cara che avevo. Fatemi dare l’ergastolo. Glielo chiedo io al giudice: “mi dia l’ergastolo” perché sono un mostro, non una persona, un mostro…». E’ quanto disse Veronica Panarello durante il sopralluogo compiuto circa un anno dopo il delitto del figlio Loris nel canalone di contrada Grotte di Santa Croce. Il video con le frasi della madre della vittima è trasmessa da Quarto grado e riproposta da Mattino 5.
Le riprese filmate furono fatte dalle forze dell’ordine dopo che la donna, condannata a 30 anni di reclusione, aveva cambiato versione parlando di un incidente: Loris sarebbe rimasto a casa, ma sarebbe morto soffocandosi da solo mentre giocava con le fascette di plastica. Ammise anche di avere occultato il cadavere nel canalone: «non credevo ci fosse il vuoto dopo il muretto, credevo che la strada continuasse…». E al suo legale, l’avvocato Francesco Villardita, aggiunse: «mi livai a vita da sula…» (“mi sono tolta la vita da sola…”). Versione che ha poi smentito, accusando il suocero di avere ucciso Loris per non fare rivelare al padre la presunta relazione tra la madre e il nonno paterno.
Veronica Panarello è stata condannata a 30 anni di reclusione al termine del processo di primo grado. I giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti al pm perchè proceda contro Panarello per il reato di di calunnia nei riguardi del suocero.

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Redazione
Tag: articolo delitto home loris stival veronica