Valori per far crescere i figli, la bella utopia de “Gli sdraiati”

Di Daniela Robberto / 11 Dicembre 2017

“Gli sdraiati”, che è una libera trasposizione del libro omonimo di Michele Serra, all’inizio può anche infastidire nel suo mostrare in un indugio quasi compiacente gli atteggiamenti di un gruppo di giovanissimi amici; li vediamo irrompere negli ambienti puliti, ben arredati di un appartamento e stravaccarsi malamente sugli eleganti divani. Sono inosservanti alle regole, insofferenti  a qualunque richiamo, chiudono la porta con una pedata e non hanno alcun senso di responsabilità nei confronti anche delle più semplici consegne personali come svegliarsi all’orario per andare a scuola, chiudere bene i cassetti, raccogliere le mutande da terra, rispondere alle domande di un genitore ansioso.   

Poi pian piano, con il gusto leggero e garbato della regia di Francesca Archibugi, il film opera una inversione del sentire e va oltre le apparenze. L’origine, però, è lontana e, scavando a ritroso, ci riporta all’adolescenza degli anni 60-70 dove l’istituto della famiglia, pur essendo spesso nucleo di violenza, trovava sempre una madre al ritorno da scuola, una casa dove si facevano i compiti lasciati dai professori la cui autorevolezza non era mai messa in dubbio da nessuno. Una lettura delicata sul cambiamento che la vita impone agli esseri viventi senza che questi quasi se ne accorgano. Gli adolescenti di un tempo  sono i  genitori di oggi travestiti da adulti ma portano dei primi i dubbi e le insicurezze che hanno dovuto ingabbiare ed occultare per la costruzione delle proprie identità personali.

Una scena de “Gli sdraiati”

Giorgio Selva (Claudio Bisio) è un giornalista molto famoso, sicuro di sé che conduce la rubrica televisiva di grande popolarità “Lettere all’Italia”. La gente gli sorride, lo riconosce per strada, vuole una foto con lui che si presta disponibile; ma nella vita privata la sicurezza ostentata sul lavoro si disperde nell’inquietudine e nei sensi di colpa davanti al silenzio ed ai gesti di insofferenza del figlio diciassettenne di cui è genitore part time. Tito (Gaddo Bacchini), questo il nome del figlio, sembra indifferente a tutto quanto accade intorno a lui ed anzi si infastidisce per le continue sollecitazioni di Giorgio che in tutti i modi cerca di espugnare quella cattedrale di incomunicabilità fatta di silenzi e mugugni.

“Gli sdraiati”: confronto-scontro fra Giorgio (Bisio) e il figlio Tito (Bacchini)

La Archibugi ci parla delle famiglie a metà dove c’è il doppione  di tutto: casa, spazzolino da denti, mutande, asce da guerra seppellite ma mai in modo profondo e definitivo. E’ un film in cui si mischiano situazioni e sentimenti, in cui si alternano i sensi di colpa, la rabbia, il terribile sospetto di una paternità pericolosa ma anche i tentativi di voler cambiar pagina e ci si terrorizza di aprire spiragli a nuovi amori. Bellissima la figura del nonno materno (Cochi Ponzoni) che impersona le radici della famiglia. Fa il tassista da più di trenta anni, ed il caricare gente lo ha portato ad essere saggio e, se sbagliando nel dire inflazione al posto di infrazione, spinge l’efferatezza dei compagni di Tito a ferirlo nel sottolineargli gli umili natali; egli rappresenta per il ragazzo la continuità familiare, la stabilità degli affetti, il sostegno non sgomento di cui un adolescente necessita.

“Gli sdraiati”: Bisio con Antonia Truppo

Splendida la metafora quasi biblica della gita in montagna reiteratamente proposta da Guido a Tito che alla fine acconsente ma ci va svogliatamente e non con le scarpe adatte ma arriva primo alla sommità e spalanca gli occhi al panorama promesso dalle parole del padre. E’ il passaggio naturale per diventare adulti: dove i genitori devono cedere il passo ai figli nella ciclicità del vivere. Perché come Guido racconta agli amici di quel sogno in cui: “Ho visto un futuro quasi medievale: i giovani, in minoranza, umiliati, vengono cacciati ai margini della società da questa orda di vecchi assetati di potere, di privilegi e… i giovani organizzarsi in un esercito di liberazione…”.

Molte le sfumature  a cui la regista affida il riflettere non solo sentimentale ma anche sociale, come la prima apparizione pubblica della prima donna italiana per la prima volta eletta Presidente del Consiglio (interpretata dalla ineccepibile Donatella Finocchiaro) dove  spontanea è l’idea che molte cose potrebbero cambiare nel micro (come la famiglia) e, di conseguenza nel macro (come lo Stato); basterebbe lavorare sul rispetto dei rapporti, assicurare la salvaguardia dei diritti e la trasmissione dei veri valori utili alla costruzione di una identità psichica e sociale di ogni individuo e quindi dell’intera collettività; ma è forse un’utopia!

daniela.robberto@gmail.com

Gli sdraiati di Francesca Archibugi

Durata: 103 minuti

Con Claudio Bisio, Gaddo Bacchini, Cochi Ponzoni, Antonia Truppo, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Donatella Finocchiaro.

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: Claudio Bisio donatella finocchiaro Francesca Archibugi Gli sdraiati Michele Serra visioni