Meno uova sugli scaffali dei supermercati e prezzi raddoppiati tra i commercianti al dettaglio. E’ l’effetto Fipronil (accoppiato alle più recenti conseguenze dei nuovi focolai di aviaria) che si fa sentire.
Un problema che ha stravolto la filiera commerciale e che, come sempre, si abbatte sulle tasche del consumatore il quale si ritrova a dover pagare il doppio (mediamente due euro) la confezione di uova più economica. Il motivo è presto detto. Mancano le uova e secondo la più banale legge del mercato, chi le vuole dovrà pagarle di più. «Ma questo non giustifica l’aumento del prezzo del 100% – sbotta Franco Grasso, grossista catanese da tre generazioni -. C’è una speculazione in corso creata ad arte dal mercato di Forlì, che è quello che detta il prezzo delle uova in Italia, un business che paghiamo noi commercianti costretti a vendere oggi un uovo a 15-16 centesimi rispetto ai 9 di due mesi fa. Ed è una vergogna, se si pensa che le uova fanno parte del paniere della spesa degli italiani, soprattutto dei meno abbienti. Purtroppo, però, non sono solo le aziende del nord a fare questi prezzi, ma anche quelle siciliane che ci hanno abbandonato e preferiscono vendere a prezzi raddoppiati ai commercianti e alle aziende del nord Italia».
«Lì c’è un altro tenore di vita – gli fa eco Domenico Maisano, anch’egli “erede” di una famiglia di grossisti – e magari la gente è disposta a pagare una confezione di uova il doppio, ma il nostro mercato è diverso, vale già in partenza il 30% in meno. Abbiamo cercato di spiegare ai nostri clienti quello che sta accadendo, ma i prezzi aumentano ogni settimana, anzi ogni lunedì, quando il mercato di Forlì detta il prezzo per i grossisti. Abbiamo inviato anche una circolare ai nostri clienti per informare loro della gravissima crisi di produzione che sta attraversando il comparto avicolo, di più non possiamo fare, anzi siamo i primi a subire questa situazione. Nell’agosto 2017 un kg di uova costava a noi grossisti 1,05 euro, ora ha sfondato il tetto dei 2 euro».
Andando a quantificare i vari passaggi della filiera commerciale se prima dello scandalo Fipronil (circa quattro mesi fa) un uovo di gallina in gabbia (la quotazione più bassa) costava al grossista tra 0,8-0,10 centesimi ora all’ingrosso costa 0,20-0,22 centesimi. Di conseguenza, il salumiere lo paga 12-13 centesimi e il consumatore 25 centesimi l’uno. E questo senza considerare le varie tipologie di allevamento che, proporzionalmente, fanno lievitare il prezzo a seconda che si parli di uovo di galline in gabbia, allevate a terra, all’aperto, in regime biologico.
«La situazione è molto più grave di quanto si pensi – avverte Lino Signorelli, grossista dal 2008 -. Il commerciante ti dice, “a questo prezzo non ne vendo più”, e questo vale per tutti i grossisti che operano a Catania e provincia. La gente deve capire che se le uova sono aumentate di prezzo, non è colpa nostra e, purtroppo, la previsione è che aumenteranno ancora di più quando, sotto le feste, la richiesta sarà maggiore. Io personalmente ho avuto un calo di vendite del 60-70%. Se prima su una cassa di uova guadagnavo 5 euro, ora ne guadagno 1,50. Ho dovuto mandare a casa uno dei due ragazzi che mi aiutavano nelle consegne e alla guida del furgone mi ci sono messo io».
Allo scandalo Fipronil e all’aviaria si è aggiunta anche la contingenza del “cambio” di galline negli allevamenti (in autunno si eliminano quelle più anziane, ormai poco produttive, e si sostituiscono con quelle più giovani), ma in questo periodo, causa il numero enorme di animali abbattuti per “sanificare” i capannoni avicoli, scarseggiamo anche i pulcini.
Ci vorrà tempo per ripristinare le condizioni di sicurezza alimentare negli allevamenti, deve intervenire l’Asl e verificare quali siano i valori di Fipronil (c’è una quantità tollerata ndr) nei capannoni. «Prima si vendeva 100 ora siamo arrivati a vendere 30 – ripete amaramente Maisano -. Anche se la Sicilia è stata toccata solo marginalmente dal problema Fipronil – e se c’è stato qualche problema, centro, non ce lo verranno a dire a noi – chi oggi, ha l’uovo sano preferisce stravenderlo fuori dalla Sicilia. Quindi, o anche noi siamo disposti a pagare prezzi “nordici”, diciamo così, o non avremo uova. Ci ricattano. Di questo passo in Sicilia, per Natale, rimarremo senza, oppure le uova arriveranno alle stelle».
In Sicilia, la città “ovaiola” per eccellenza è Modica, seguita da Palermo. «Non sappiamo quanto durerà, speriamo il meno possibile – si augura Signorelli – ma finora questo trend al rialzo non si è mai fermato».
Il nome chimico è fluocianobenpirazolo. E’ un insetticida che agisce contro pulci, zecche e parassiti spesso presenti nel pollame. Nella scorsa estate sono state ritirate migliaia di uova contaminate da questo insetticida, il cui uso è vietato nell’Ue e che oltre una certa soglia (0,72 milligrammi per chilo) è tossico per l’uomo. Un’altra conseguenza, drammatica, è l’abbattimento di milioni di galline. Lo scandalo, partito dall’Olanda e dal Belgio, ha coinvolto 40 Paesi, di cui 24 dell’Unione Europea, Italia compresa. Al momento gli allevamenti nei quali sono state trovate tracce di Fipronil sono fermi.
L’aviaria è tornata e i ceppi sono diversi. Se alcuni anni fa parlavamo di H5N1, ora preoccupano anche gli H5N2, 5, 6 8 e 9. Secondo l’Oie, l’organizzazione mondiale della sanità animale, “il virus evolve continuamente e la situazione globale presenta diverse epidemie, distinte tra loro ma con alcune caratteristiche in comune”.
Secondo l’ultimo report dell’Oie aggiornato allo scorso 18 settembre, in Europa sono stati abbattuti oltre 660.000 capi di pollame. E tra i Paesi interessati dall’epidemia c’è anche l’Italia, dove le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Secondo Gian Luca Bagnara, presidente di Assoavi, la più grande associazione di categoria del Paese «il cambiamento climatico sta giocando un ruolo chiave in questi nuovi focolai di aviaria, infatti il riscaldamento globale sta modificando le migrazioni degli uccelli selvatici, che ora restano più tempo nel nostro Paese. Per le galline questo aumenta il rischio di contagi, che può avvenire sia con saliva che con escrementi”. (Fonte www.nationalgeographic.it).