Chissà se Sant’Agata ha raccolto in quei giorni bui l’appello silenzioso del medico catanese Fabrizio Pulvirenti che dice, quasi scusandosi, di non avere avuto il tempo di pregare perchè dopo pochi giorni di ricovero allo Spallanzani ha perso coscienza. Certo è che al medico di Emergency che continua ostinatamente a non considerarsi un eroe, la sua città natale dedica il suo massimo riconoscimento nel nome di Sant’Agata. A lui e al suo coraggio «normale», che gli fa dire che presto tornerà in Africa. In ricordo di un altro coraggio, quello della martire catanese che, ostinatamente e «normalmente» non volle abiurare la sua fede, continuando a comportarsi da buona cristiana mentre sopportava prove ferocissime.
Il palmares della Candelora d’oro, istituita nel 1988, è davvero costellato di nomi celebri e grandi persone. Ma quest’anno forse quella linea di sangue e fede che è cominciata con la martire giovanetta trova una degna sponda in Fabrizio Pulvirenti. E attraverso lui nello splendido lavoro che Emergency conduce nelle aree più povere e più insanguinate del pianeta. Non è solo il medico catanese guarito da Ebola e restituito alla sua famiglia a essere premiato; è anche e soprattutto il volontario che si è speso per alleviare le sofferenze della popolazione della Sierra Leone, dove l’Ebola ha fatto già un numero impressionante di vittime.