E’ una seduta di autocoscienza, individuale ma talmente condivisa da diventare collettiva. Come sedersi nel lettino dell’analista e, per le ore (non saranno molte: la lettura è piacevole e veloce) impiegate ad andare avanti nelle pagine, ripercorrere il nastro degli accadimenti maturati dall’estate della gioia 2013 agli inverni del nostro scontento che ne seguirono. Il Russo-azzurro, diario di bordo scritto da Alessandro Russo e pubblicato da Algra Editore, viaggia così, tra la cronaca sportiva e l’annotazione intimistica.
L’effetto è quello di offrire al lettore un punto di vista personale, certamente, ma dalla vocazione deliberatamente collettiva, sulla discesa agli inferi del Catania, colpe e responsabilità del suo attuale proprietario, Nino Pulvirenti, comprese. Cominciata, come tutti i tifosi ricordano, proprio nell’estate 2013, quella successiva al record di punti e di piazzamento in serie A. Arrivata a coronare otto anni vissuti alla grande, per i meriti di quello stesso proprietario che, ad un certo punto, è sembrato aver voluto smontare a pezzetti il giocattolo da lui stesso costruito; quel perfetto ingranaggio assemblato da Pietro Lo Monaco e lubrificato da Sergio Gasparin, fatto di salvezze agevoli, scoperta di nuovi giocatori, plusvalenze in successione, con la ciliegina finale del centro sportivo degno dei Galacticos del Real Madrid, quella Torre del Grifo che, proprio in questi giorni, ospita il Tianjin Quanjian di Fabio Cannavaro, la Cina della nuova frontiera degli investimenti pazzi nel calcio.
E non poteva che essere Alessandro Russo a realizzare tale cronistoria catartica degli orrori che hanno fatto sprofondare nella depressione una piazza tra le più calde d’Italia. Vuoi perché, nella sua professione di medico, si prende cura degli altri. Vuoi perché la storia della sua famiglia e quella del Catania negli ultimi cinquant’anni, sono la stessa cosa, non fosse altro perché è uno dei nipoti di Angelo, senza bisogno di specificarne il cognome, visto che parliamo, semplicemente, del Presidente. «Dopo la stesura collettiva di Tutto il Catania minuto per minuto, la mia passione per la scrittura che, spesso, si intreccia con l’amore per il Catania – ci dice Russo, seduti ad un bar della periferia residenziale della città – mi ha portato a cominciare questa sorta di diario giornaliero.
L’occasione è stata data da una sorta di premonizione: la strana figura di Pablo Cosentino, un esperto forse di pr ma di certo non di gestione di squadre, arrivata a sostituire Gasparin e, prima di lui, Lo Monaco, mi sembrava non poter portare nulla di buono». In effetti, i fatti si sono poi incaricati di dare ragione a Russo. «Non ci voleva la palla di vetro. Troppo differente la persona rispetto a chi lo aveva preceduto. E’ come se, ad un certo punto, Pulvirenti non si sia più accontentato di avere tra le mani un giocattolo bello e funzionante, ma volesse fare un upgrade. Non sportivo, ma personale».
Dalla gallery de “Il Russo-Azzurro”, contestazione dei tifosi al Cibali, foto di Nino Russo per Calciocatania.com
Vediamo di capire: la tesi è come se, ad un certo punto, l’obiettivo di Pulvirenti sia stato il riconoscimento personale dei suoi meriti da presidente, non nei confronti della piazza ma rispetto al, possiamo chiamarlo così, mondo patinato dei personaggi di successo. Quelli che riempiono le cronache non dei quotidiani sportivi ma delle pagine dello spettacolo e della società. «Sì – ribadisce Russo -. Quindi le foto taorminesi con Lotito e Galliani, le vacanze natalizie a Punta del Este paparazzate, la volontà di ottenere per sé il riconoscimento di un ruolo sociale, più che di una funzione. Il fatto è che, però, Catania non è questo. Più Pulvirenti cercava il riconoscimento come personaggio più si allontanava dalla naturale vocazione della tifoseria, che è quella di essere di lotta e non di governo. Un corto circuito fatale, in mezzo al quale a farne le spese è stata la squadra, ridotta ai minimi termini dalla gestione del “manager” con i tatuaggi».
Il resto è storia nota: la retrocessione in B, i proclami di rinascita strombazzati e ridotti in macerie dalla gestione dissennata del manager argentino sempre coperto da Pulvirenti, l’interminabile silenzio stampa durato mesi, mentre solo la tifoseria rumoreggiava chiedendo spiegazioni, interrotto da una fatale intervista a Sky, in cui si annunciava l’ennesima rinascita. Proprio due giorni prima l’arresto per la vicenda Treni del gol.
Russo ricostruisce la cronaca del primo anno in Lega Pro attraverso uno scrupoloso lavoro di collazione degli articoli di stampa pubblicati dalle varie testate e dei tabellini delle partite, inframmezzato dalle proprie considerazioni e dal punto di vista di intellettuali cittadini che con il calcio hanno a che fare, ma anche no. «Ho voluto che il momento di sconforto vissuto dalla città e mio personale vivesse anche attraverso le testimonianze “laterali” di personaggi come Elvira Seminara, Nino Milazzo, Tino Vittorio, che questa città riescono a leggerla nelle pieghe meno visibili e però fortemente identitarie». Senza dimenticare che Catania, e il Catania, sono inscindibili: l’identità della prima passa attraverso il riconoscimento di quella della seconda. «Forse è per questo che viviamo le vicende sportive in maniera amplificata. C’è il racconto di noi, dentro di esse. E, a volte, l’unico modo per sanare le ferite, è voltare pagina».
Anche per il Catania. «Sì – conclude il medico-scrittore -. Non credo ad una possibile rinascita targata Pulvirenti. Perché a mancare è un elemento fondamentale, della nostra narrazione: quella di avere ragione e per questo trovarci dalla parte del torto. Adesso siamo dalla parte del torto, perché meritiamo di starci». Parola di Russo-azzurro.
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