Si chiama Pokémon Go ed è la prima app in grado di trasferire il complicato universo dei mostriciattoli ideati nel 1996 dall’informatore giapponese Satoshi Tajiri, sull’ecosistema degli smartphone. Le differenze con gli altri canali nei quali si è sviluppata la saga in vent’anni sono molte, il principio lo stesso: bisogna acciuffare i Pokémon. Ma il bottino sembra più corposo perché Pokémon Go, a poche ore dalla sua uscita in Italia, ha già conquistato anche Catania aggiudicandosi l’attenzione di grandi e piccini.
E così luoghi di vita quotidiana come piazza Teatro Massimo, via Etna, Corso Italia, piazza Università, sono diventati anch’essi aree di gioco per la partita di caccia al Pokémon. Il joystick è lo smartphone. L’applicazione, infatti, utilizza il sensore Gps, Google Maps e la videocamera del proprio cellulare per creare una realtà aumentata. L’elemento più divertente dell’app è la sua possibilità di avvalersi della geo localizzazione che attiva il proprio avatar – da impostare e personalizzare al primo avvio – capace di girare per le mappe reali seguendo i movimenti effettivi della persona alla ricerca dei numerosi Pokémon, da quelli più semplici ai più rari fra cui il mitico Pikachu. Una volta individuati sulla mappa digitale, quindi, si attiva la visualizzazione in realtà aumentata per osservarli proprio nel contesto che ci circonda e poi, toccato l’obiettivo, si avvia la procedura di cattura: centrare la bestiola con la Poké Ball tramite uno swipe sul display e acciuffarla. Non finisce qui. Basta toccare il mostriciattolo sullo smartphone per interagirci, rimanendo nel campo d’azione e approvvigionandosi di nuove munizioni, di revitalizzanti o uova Pokémon da schiudere camminando, davvero, per una distanza prestabilita che arriva anche fino a dieci chilometri. I Pokémon da catturare, inoltre, possono essere visualizzati anche in altri luoghi denominati “Poké Stop” e “palestre”.
Tutta questa popolarità in così poco tempo, comunque, è già sfuggita di mano: la ricerca disperata di bersagli ha creato veri e propri incidenti fra i giocatori. Per arginare la Pokémon mania dilagante, il Nord già è corso ai ripari con cartelli e avvisi affissi in diversi luoghi che la rete ha presto ribattezzato “Pokestop”: musei e aree protette, ma anche metropolitane e autostrade, dove il numero di incidenti si è impennato.