Roma, 7 ott. (Adnkronos Salute) – “L’impatto che avuto la chiusura per circa 2 mesi della maggior parte delle attività non urgenti” a causa della pandemia di Covid-19 “ha determinato un mancato invio degli inviti alla ricerca del sangue occulto per circa 600mila persone tra i 50 e i 69 anni, con una riduzione del 54,9% rispetto al 2019. Questo si traduce in una mancata diagnosi di 645 tumori e nella mancata asportazione dei precursori del cancro, che sono i polipi, in 3.890 persone. Il tutto, è stato calcolato, ci ha comportato un ritardo medio nella diagnosi rispetto all’anno precedente di quasi 3 mesi”. In che modo la pandemia ha influito sulle attività di screening? “In piena emergenza sanitaria si è parlato esclusivamente di Covid-19, così tutti gli screening sono stati fortemente penalizzati”. Lo ha detto Fabio Monica, presidente di Aigo (Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri), intervenendo al Fismad Straordin-Air, il webinar che ha aperto il 26esimo Congresso nazionale sulla malattie digestive.
Quali conseguenze potrebbe avere un nuovo, eventuale blocco totale? “Se il ritardo nella diagnosi si attesta intorno ai 3 mesi le conseguenze sono minime e riassorbili – ha avvertito Monica – Se invece il ritardo dovesse superare i 6-12 mesi, saremmo costretti a registrare un +3% di tumori avanzati e un +12% di mortalità. La ripartenza è cruciale. Dobbiamo per questo riprendere le attività di screening, in maniera adeguata in tutte le Regioni, invitando i pazienti a eseguire i test per scoprire il sangue occulto, a fare prevenzione anche attraverso la colonscopia, perché in Italia non c’è solo il Covid-19”.