Trenta migranti morti asfissiati nella stiva a bordo del barcone erano oltre 600

Di Mario Barresi / 30 Giugno 2014

Si tratta della prima strage (annunciata) dell’estate 2014 nel Canale di Sicilia. Sarebbero una trentina i migranti (fonti ufficiali parlano di un numero compreso fra 27 e 30) morti, forse per asfissia, a bordo di un barcone soccorso in nottata da una nave della Marina militare.
Secondo le prime notizie, l’imbarcazione era carica di oltre 600 migranti. Quando la nave “Grecale” (una di quelle impegnate nell’operazione “Mare Nostrum”) l’ha raggiunta, per alcune decine di loro non c’era più niente da fare. Stipati in una parte angusta del barcone, sono morti molto probabilmente per asfissia e annegamento.
Proprio la posizione in cui si trovano i corpi ha impedito il loro immediato recupero: solo un paio di cadaveri sono stati portati a bordo della nave militare, che sta scortando il barcone verso il porto di Pozzallo, dove sarebbe dovuto giungere in mattinata ma il cui arrivo è slittato a casua di problemi meteo e tecnici.

Ed è soltanto la tragica punta dell’iceberg di un dramma ormai senza fine, dai numeri spaventosi. L’ondata di migranti e profughi che cercano di raggiungere l’Italia fuggendo dalle guerre e dalla disperazione non si arresta: dall’inizio dell’anno sono già oltre 60mila gli uomini, le donne e i bambini salvati nel canale di Sicilia, ed è ormai evidente non solo che verrà superato il record del 2011 (63mila) ma anche che è sempre più realistica la previsione dei tecnici che non escludono la possibilità che si arrivi a 100mila persone a fine anno.

Quella che si è conclusa in nottata tragicamente è stata un’altra giornata di soccorsi per gli uomini e le unità del dispositivo “Mare Nostrum”. Da venerdì le navi della Marina militare e della Guardia costiera hanno soccorso una decina di barconi e hanno salvato complessivamente circa 5.000 persone partite dalle coste africane. In particolare, la fregata Grecale – che ha soccorso il barcone dove sono stati trovati i trenta cadaveri – giungerà nel porto di Pozzallo domani con a bordo 566 persone e le vittime, mentre la corvetta Chimera, con 353 migranti è già arrivata nel porto di Pozzallo. La nave anfibia San Giorgio con a bordo 1.170 migranti arriverà invece in giornata nel porto di Taranto. Il pattugliatore d’altura Dattilo della Capitaneria di Porto con a bordo 1.096 migranti arriverà in giornata nel porto di Augusta. La rifornitrice Etna con a bordo 1044 migranti giungerà nella giornata di domani nel porto di Salerno. Il pattugliatore Orione con a bordo 396 migranti e il mercantile Mare Atlantic con a bordo 235 migranti arriveranno in giornata nel porto di Messina.
La motovedetta della Capitaneria di Porto 906 Corsi con a bordo 341 migranti arriverà a Porto Empedocle in giornata. Infine, il mercantile City of Beirut con a bordo 105 migranti e il mercantile Ticky con a bordo 190 migranti arriveranno nel porto di Trapani in giornata.

Per il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, è «un’emergenza che non possiamo affrontare da soli». Ammatuna ricorda che «le due uniche celle frigorifere del cimitero ospitano già i corpi di due migranti, per i quali non è stata disposta la sepoltura». Quindi, si chiede, «dove metteremo le nuove 30 vittime di questa atroce tragedia? ». Il sindaco ritiene «impossibile accogliere i circa 900 migranti che stanno per arrivare: i centri di accoglienza della zona sono pieni, confidiamo nelle Istituzioni».

L’ennesima tragedia sul Canale di Sicilia ripropone il problema di come uscire dal vicolo cieco in cui si è finiti con l’operazione Mare Nostrum, varata dopo la strage di Lampedusa. Perché è vero che grazie alle navi italiane sono state salvate migliaia di vite, anche se non si è riusciti ad evitare del tutto le morti come dimostrano i naufragi di cui si è saputo. Ma è altrettanto vero che le partenze sono aumentate dal momento in cui le navi italiane hanno cominciato a pattugliare molto più da vicino le coste libiche.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, qualche giorno fa al vertice del G6 a Barcellona, ha ribadito che Mare Nostrum “deve diventare un’operazione europea”, con Bruxelles che deve farsi carico “di questo peso” e mostrare “una strategia chiara”.
Parole che al summit di venerdì scorso non sono state però tradotte come l’Italia sperava. Se infatti sono state poste le basi per un rafforzamento di Frontex – che per il 2014 ha un budget di soli 90 milioni di euro, vale a dire l’equivalente del costo di 10 mesi della missione Mare Nostrum – è saltato dall’accordo finale il “mutuo riconoscimento” delle decisioni sull’asilo, punto su cui l’Italia puntava non poco perché, nel medio e lungo periodo, si sarebbe potuti arrivare al superamento di Dublino 3, il regolamento dell’Ue che costringe i migranti a fare richiesta d’asilo nel paese in cui sbarcano.

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