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Trasporti: Shenzhen-Duisburg, meno di 24 ore da Milano; a Siracusa ne servono 26

Di Michele Guccione |

Palermo – Ricordate la nuova “Via della Seta”, l’ambizioso programma con cui il leader cinese Xi Jinping voleva collegare via terra e mare i poli logistici cinesi con quelli europei passando dai porti italiani e siciliani? Dopo il Memorandum of Understanding, “costruito” dall’allora sottosegretario palermitano Michele Geraci e firmato dall’allora vicepremier Luigi Di Maio e dopo la visita del presidente cinese in Italia e a Palermo, si erano fatti passi avanti, tant’è che le arance siciliane poterono finalmente essere esportate nel Paese del Dragone. Ma col cambio di governo la politica ha praticamente messo al bando quell’accordo commerciale e guardato alla “Via della Seta” come la peste. La gestione della pandemia ha ulteriormente peggiorato i rapporti. Ma se la microscopica e schizofrenica politica italiana pensava di potere così fermare il programma cinese, si illudeva.

Duisburg, antica città industriale tedesca della Ruhr dotata di porto-canale, dopo la grande crisi era diventata praticamente un deserto. Ora i cinesi l’hanno trasformata nella più grande piattaforma logistica terra-mare d’Europa. E, attuando puntualmente il programma voluto da Xi Jinping, la “Belt and Road Initiative”, il governo di Pechino, non potendo ancora completare l’intera rotta marittima a causa delle resistenze italiane, ha nel frattempo completato nei tempi previsti l’imponente linea ferrata ad alta velocità, lunga 13mila Km, che collega la più grande Zes dell’Asia, Shenzhen, appunto con Duisburg, nel cuore dei mercati europei e del Paese più ricco del Vecchio Continente. E il primo possente treno (nella foto) è partito il 12 maggio da Shenzen con 20 container di capi di abbigliamento ed elettrodomestici prodotti nella free zone; l’indomani è giunto nel porto-canale internazionale di Ganzhou, nella provincia dello Jiangxi, dove ha caricato altri 22 container che le meganavi cinesi avevano raccolto da vari scali, portando il valore totale del carico a 3,5 milioni di dollari; e sabato scorso è ripartito per arrivare velocemente a Duisburg, in poco meno di 24 ore di viaggio, attraversando il confine con l’Alataw Pass nello Xinjiang e i tanti Paesi, come il Kazakistan e la Russia, collegati da questa “cintura economica” d’acciaio. Merci che saranno vendute in Europa e in Italia, ma a guadagnarci non sarà il nostro Paese, che si è opposto al programma, bensì la Germania. Cioè, i cinesi sono entrati nel nostro mercato mentre noi eravamo impegnati a “presidiare” le nostre coste dall’ “invasione cinese”. Sono arrivati dalla porta di servizio, malgrado noi. L’irrilevanza politica internazionale dell’Italia si misura anche da questi “schiaffi” commerciali che ci vengono dati da un partner che abbiamo abbandonato sul campo alla prima tensione scoppiata fra Cina e Ue. Peccato che la Germania abbia invece tenuto fede ai patti.

A dare notizia dell’evento ferroviario è stato il sito “Belt and Road News”. A rilanciare la notizia in Italia è stato Riccardo Fuochi, presidente dell’Associazione Italia-Hong Kong, che su Linkedin ha commentato: «E per molti la Via della Seta non esiste più…». E noi possiamo aggiungere: «Da Milano a Siracusa il treno impiega ben 26 ore». Il confronto non regge. Spiega il sito “Belt and Road news”: «La rotta da Shenzhen a Duisburg via mare richiedeva 28 giorni. Colpiti dalla pandemia di Covid-19, i trasporti marittimi e aerei sono stati interrotti. Così la dogana di Nanchang ha elaborato piani speciali per il treno merci per aumentare l’efficienza dello sdoganamento».

Ma non tutto è perduto. Alessandro Panaro, Head of Maritime & Mediterranean economy del centro studi Srm collegato a Intesa Sanpaolo, analizza: «La Via della Seta può rappresentare ancora un interessante canale di sviluppo per il nostro sistema marittimo e logistico. La Cina ha avviato un deciso percorso che la sta portando lontano dal Covid-19 ed i dati di confronto lo dimostrano. Il porto di Shanghai sta avendo una decisa ripresa dopo una fase di difficoltà, il percorso è ripreso e di sicuro ricominceranno a partire le navi a regime e gli investimenti (seppur lentamente) riprenderanno. Invece il porto di Rotterdam, il principale d’Europa per traffico container, mostra ancora un calo, segno anche di una evoluzione del contagio che non sta agevolando il nostro continente. È adesso che dovremo saper cogliere le opportunità che potranno derivare da un “risveglio” della Cina e far sì che la Via della Seta torni ad essere una delle vie della ripresa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA