Tra Cenerentola e il brutto anatroccolo
Tra Cenerentola e il brutto anatroccolo
«Abbiamo avuto la conferma che al Mondiale non esistono più Cenerentole», ha detto fra le tante frasi banali e di circostanza Gigi Buffon nel dopopartita. Sarà vero, caro capitano, ma forse non ci siamo resi conto che in Brasile sono arrivati tanti… brutti anatroccoli. E fra questi, ahinoi, c’è anche la squadra azzurra. Un’altra «nobile» del calcio mondiale, dopo il clamoroso flop di ieri sera contro Costarica, che si aggiunge a Spagna e Inghilterra, schiaffeggiate e già rimandate a casa senza pietà. Sì, è vero, noi non siamo ancora fuori e anche con un pareggio potremmo ancora qualificarci rimettendo in piedi un torneo nel quale in pochi giorni siamo passati dall’illusione di essere una «grande» (dopo la vittoria sull’Inghilterra) alla realtà di essere solo una «grande delusione». Squadra stanca, atleticamente floscia, l’Italia ha vissuto nel primo tempo dei lampi di quel genio di Andrea Pirlo (inossidabile fuoriclasse senza età) senza che Mario Balotelli riuscisse a metterla dentro. Poi il caldo e la meravigliosa atleticità dei nostri avversari hanno fatto il resto. Niente da dire: la Costarica ci è stata superiore, la sconfitta è meritata. Lo ha ammesso anche Prandelli che forse, quando nella ripresa ha messo dentro Cassano (ne avesse azzeccata una…), avrà rimpianto di non avere tenuto Pepito Rossi, rimandato a casa dopo averlo illuso. Certo, è strano, o forse neanche troppo, che le maggiori delusioni di questo Mondiale brasileiro siano arrivate da quelle Nazionali che rappresentano i campionati per club più belli, più ricchi e più invidiati del mondo (più la Premier inglese e la Liga spagnola, comunque, che la Serie A italiana). È la conferma, l’ennesima, che con i soldi si vinceranno anche le Champions, ma per fare bene al Mondiale serve ben altro. Tengono botta solo i «Panzer» tedeschi e i «Galletti» francesi, che possono vantare squadre di club milionarie e vincenti e Nazionali (finora) devastanti. E noi? Ci trascineremo fino alla prossima, decisiva, sfida con l’Uruguay ripetendoci che con un pareggio si va comunque agli ottavi. In fin dei conti siamo sempre il «paesello» dei compromessi… Ci basta poco per essere felici. Anche se c’è il rischio che in questa favola il brutto anatroccolo non diventerà mai un cigno azzurro!