«Questi concerti non prevedono la sonorizzazione di un unico film come abbiamo fatto per il tour del quarantennale di Profondo rosso del 2015 o come faremo fra poco per i 40 anni di Suspiria, ma è un collage di pezzi tratti da diverse pellicole», racconta il 65enne Simonetti che ha rimesso su la band di cui fanno parte anche Bruno Previtali (chitarra), Federico Amorosi (basso) e Titta Tani (batteria).
Qual è l’impatto del pubblico con la vostra musica?
«Ottimo, anche perché il nostro è un pubblico di fan e appassionati. La cosa incredibile è che non si tratta di gente che spazia dai 20 ai 70 anni».
Si tratta di appassionati di musica o di film?
«Quello tra i Goblin e i film di cui abbiamo scritto le colonne sonore è un binomio che ha funzionato sempre. Dario Argento ha fatto film memorabili, rimasti indissolubilmente legati anche alla musica. Conosco gente che sul telefono ha la suoneria con il tema di Profondo rosso, ma non ha mai visto il film».
Ricorda il suo primo incontro con Dario Argento?
«Con i Goblin stavamo registrando a Roma un disco con la Cinevox Record dopo aver trascorso un anno in Inghilterra. La casa discografica era la stessa che curava l’edizione musicale di Profondo Rosso. Dario Argento voleva per il film una colonna sonora rock e noi siamo capitati nel posto giusto al momento giusto. Ci scelse nonostante noi fossimo ancora dei ragazzini poco più che ventenni».
La colonna sonora non avrebbe dovuto essere firmata da Giorgio Gaslini?
«All’inizio noi dovevamo solo essere gli esecutori. Poi però Dario fece scrivere a noi i pezzi più importanti».
Il vostro rapporto è poi diventato un connubio…
«Con i Goblin di allora ho fatto Suspiria, e io ho continuato da solo con Dario con cui ho fatto altri film tra cui Dracula, Opera, Tenebre, Phenomena».
Sono film che le piacciono?
«Sinceramente trovo bella tutta la sua prima produzione. Poi ci sono stati film belli e altri meno perché non tutte le ciambelle riescono con il buco. Se devo fare una classifica il primo è Profondo rosso, poi metto Suspiria».
Nella sua carriera c’è anche la dance, ha composto anche la musica di “Gioca Jouer” di Cecchetto.
«È stato un periodo divertente quello della dance anni ’80. La gente aveva bisogno di divertimento e ho approfittato anche della mia parte brasiliana: io sono nato e cresciuto lì fino a 11 anni e mi porto dietro la solarità di quel Paese».