Terroristi Isis sui barconi, cresce l’allarme
Terroristi Isis sui barconi, cresce l’allarme «La Libia sarà la nostra porta d’ingresso»
Ma gli 007 italiani: «Finora nessuna prova di questi piani»
ROMA – I jihadisti dello Stato Islamico (Isis) intendono conquistare la Libia per farne una “porta d’ingresso” dalla quale attaccare l’Europa. Lo scrivono gli stessi miliziani in lettere rivelate dalla fondazione britannica contro l’estremismo Quilliam. Da queste missive, scrive il quotidiano inglese Daily Telepragh, emerge la volontà dei jihadisti di inviare nello Stato nordafricano combattenti provenienti dalla Siria e dall’Iraq e poi farli giungere in Europa via mare come migranti, sui barconi che già attraversano il Mediterraneo. Una volta giunti a destinazione, secondo i piani i jihadisti dovrebbero poter muoversi incontrollati nelle città dell’Europa meridionale e anche provare ad attaccare obiettivi del trasporto marittimo. In un testo scritto da un noto propagandista jihadista, che si fa chiamare Abu Arhim al-Libim, la Libia viene descritta come un “potenziale immenso” per l’Is. A sostegno della sua tesi, il miliziano cita l’enorme quantità di armi in circolazione dalla guerra civile che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi, quando i ribelli hanno messo le mani sull’arsenale dell’ex colonnello. Alcune di queste armi provengono dalla Gran Bretagna, che aveva fornito al regime di Gheddafi mitragliatrici, fucili di precisione e munizioni in quanto considerato alleato nella lotta contro l’estremismo islamico. Libim sottolinea anche che la Libia «ha una lunga costa e volge lo sguardo agli Stati crociati del sud, che possono essere raggiunti facilmente anche con un’imbarcazione rudimentale». Il miliziano cita anche «il numero dei viaggi noti come “immigrazione illegale” dalla sua costa, che sono tanti. Se questi vengono usati in modo strategico, nei Paesi dell’Europa meridionale succederà il pandemonio. E potrebbero anche essere prese di mira le navi crociate». L’Isis ha già fondato cellule in Libia, che domenica hanno rilasciato un video che mostra la decapitazione di 21 cittadini copti egiziani rapiti a Sirte tra il dicembre e il gennaio scorsi. Nel filmato venivano anche rivolte minacce all’Italia. In risposta, l’aviazione egiziana ha lanciato raid contro postazioni dell’Isis in Libia. ù E proprio le autorità egiziane oggi hanno confermato l’allarme lanciato dal Telegraph. L’ambasciatore d’Egitto a Londra, Nasser Kamel ha detto che «c’è il rischio che barconi pieni di terroristi arrivino sulle coste italiane», sottolineando che è necessario agire il più in fretta possibile per fermare l’avanzata dell’Isis in Libia. «Sirte è a soli trecento chilometri dall’Italia», ha aggiunto. In linea teorica è possibile che un terrorista utilizzi le traversate dalla Libia per spostarsi in Europa, ma non c’è alcuna evidenza che ciò sia finora avvenuto. Sul punto convergono esponenti di intelligence e forze dell’ordine interpellati dopo i documenti rivelati dal think tank Quilliam. «Se un terrorista volesse colpire in Europa – si ragiona – perchè dovrebbe spostarsi su barconi fatiscenti col rischio di affondare e comunque affrontare poi i controlli delle autorità presenti sui mezzi di soccorso? ». Quella dei terroristi infiltrati sui barconi è un’ipotesi di scuola da tempo all’attenzione di intelligence e forze di polizia. Tra le migliaia di persone sbarcate in Italia in molti provengono da aree di conflitto come Siria, Iraq, Somalia. E, fra tanti in fuga da guerre, persecuzioni e povertà, potrebbe esserci anche qualcuno indottrinato alla jihad, che arriva con intenzioni ostili verso l’Occidente. Finora, però, non esiste alcuna evidenza di terroristi entrati in Italia a bordo di barconi. E fonti di sicurezza fanno piuttosto notare come gli ultimi attentati avvenuti in Europa, da Parigi a Copenaghen, siano stati portati a termine da cittadini con passaporto europeo, non da immigrati. L’avanzata dell’Isis in Libia e l’escalation di sbarchi degli ultimi giorni pone tuttavia nuovi interrogativi. Ed il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ieri aveva parlato di «rischio concreto» che «possibili terroristi, anche non coordinati tra loro, si nascondano sui barconi in partenza. Certo – aveva aggiunto – fino ad ora, vista la situazione delicata, ogni soggetto che arriva viene controllato in modo approfondito. Mi chiedo però, con molta preoccupazione, come si possano garantire controlli adeguati nel caso di arrivi in massa, magari 10.000 in un giorno».