Catania – Fare una chiacchierata con Mario Guarneri, responsabile della scuola di teatro di Teatroimpulso che dal 1991 ha formato un gran numero di attori, corrisponde a un tentativo di entrare nei delicati meccanismi che portano ogni allievo ad avere sul palco il giusto approccio. “Qui e ora è il precetto del teatro, ma tanti per la foga di raggiungere la forma se ne dimenticano e fissano i fenomeni perdendo di vista la cosa in sé – spiega il maestro Guarneri -. Cerchiamo di avvicinarci a una realtà non verosimile ma vera, ovviamente si tratta di una realtà artistica e non quotidiana, l’attore deve sempre sapere ciò che fa, deve costantemente osservare il suo personaggio che agisce liberamente. L’ago della bilancia deve stare al centro tra un’esecuzione fredda e calcolata da una parte e l’isteria dall’altra. Le prove stanno proprio in questo: cercare di rendere attive le circostanze del testo, usando la mia vita e l’immaginazione. Così da creare un bagaglio da riversare poi in scena con le parole dell’autore”.
Per arrivare a questo bisogna naturalmente seguire un percorso specifico, prosegue Guarneri: “La capacità indispensabile che l’uomo/attore deve possedere e continuamente allenare, è la connessione. Il training teatrale mira a sviluppare questa attitudine. Quello che invece l’attore deve riuscire a superare è la paura. Paura del giudizio degli altri che lo porta alla censura, paura dell’errore che lo porta a ripetere cliché preconfezionati, paura di bloccarsi che lo conduce alla paralisi o a momenti di panico. Non dobbiamo cercare di superare la paura, non è possibile, dobbiamo fare nonostante essa.”
Il superamento della paura diviene pertanto anche uno strumento di conoscenza del proprio io: “Non abbiamo bisogno di imparare come si esprimono le emozioni, nessuno ha mai detto: in questo momento vorrei esprimere la mia rabbia ma non so come si fa, non è mai successo che un uomo non sapesse come esprimere un’emozione, semmai è il contrario: impariamo a reprimerle. L’obiettivo del mio personaggio non può essere: “piacere al pubblico”, quello può essere un mio obiettivo, ma di questo il personaggio non ne deve tenere conto altrimenti non potrà mai agire per perseguire i suoi scopi e il pubblico non assisterà ad altro che a una carrellata di ‘bravi attori’ e non di energie palpitanti che si scontrano sulla scena. Non si riesce a trasferire con le parole, perché come insegna Pirandello, io traduco i miei concetti in parole ma tu ricevendole le interpreti a modo tuo attraverso le tue conoscenze ed esperienze”.
Sembrerebbe un approccio originale al mondo della recitazione dove l’imprevisto può essere costantemente dietro l’angolo: se tutto è imprevisto non c’è nessun imprevisto. Non si tratta di sconvolgere il testo o la struttura drammatica, ma, accoglierli con ingenuità rinnovata, infondergli quella vitalità che si percepisce attraverso i dettagli. Attraverso il piccolo, avvertiamo la pressione del grande. Non si tratta di non prepararsi, anzi, dietro c’è un grande lavoro invisibile, ma dobbiamo capire su cosa lavorare: sul risultato o sulle condizioni che lo generano. Piuttosto che lavorare sulle manifestazioni esteriori che il nostro personaggio sarebbe più logico che adottasse (voce e movimenti), è meglio attivare le necessità del personaggio stesso. Come questo cercherà di soddisfare i suoi bisogni si vedrà in scena sera dopo sera, reagendo all’immaginazione e ai nostri partner. La nostra parola chiave è: “cosa”, il: “come” si vedrà.
Un’affascinante percorso all’interno dello spazio scenico, ma anche umano e che in tutti questi anni ha dato alla scuola un profilo sempre più elevato. Le attività di Teatroimpulso riprendono tra qualche settimana e, oltre ai corsi di recitazione, partiranno quelli di sceneggiatura cinematografica (che ha visto gli allievi primeggiare negli ultimi due anni in importanti contesti nazionali), storia del cinema e dizione. A breve anche l’avvio della nuova stagione teatrale.