CATANIA. Lotta contro il tempo e battaglia trasversale per salvare il Tar di Catania la cui soppressione è stata inserita in un decreto dal governo nell’ambito dei tagli alla Giustizia. Mentre da Catania si facevano sentire l’Ordine degli avvocati e il rettore Pignataro, a Roma il sindaco Enzo Bianco ha avuto una serie di incontri ai massimi livelli per perorare la causa della sezione staccata di Catania. Allo studio, in particolare, due tipi di emendamenti che appaiono “su misura” per Catania. Il primo consentirebbe di continuare a operare alle sezioni staccate in cui il lavoro è maggiore di quello della sede principale (è il caso di Catania rispetto a Palermo, ma anche di Lecce), il secondo eviterebbe la soppressione in territori in cui esiste almeno un distretto di Corte d’appello. In questo caso proseguirebbero nel loro lavoro Catania – in cui si trovano la Corte etnea, quella messinese e, con Enna, parte di quella nissena – Salerno e Brescia.
Bianco ha incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, e il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri Mauro Bonaretti. «A loro – ha riferito Bianco – ho detto della riunione che abbiamo tenuto lunedì scorso a Catania con gli esponenti politici di tutti gli schieramenti e con le forze sindacali e produttive di tutta la Sicilia orientale, ricordando che quello di Catania è il terzo Tar d’Italia e che serve cinque province siciliane su nove». Nella sede del Ministero della Giustizia Bianco ha poi incontrato il ministro Andrea Orlando e il suo capo di gabinetto Giovanni Melillo, ribadendo le ragioni di Catania. Ultimo incontro in Senato con la presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, che peraltro aveva già sottoscritto il documento per il salvataggio del Tar di Catania proposto dall’Amministrazione comunale.