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TaoFilmFest, Nicole Kidman: una super bionda a Taormina

Di Redazione |

TAORMINA – I nomi che ripete di più, anche forse con una certa ossessività e voglia di fare bella figura, sono quelli di Federico Fellini e Stanley Kubrick. Il primo come un regista che ha visto da ragazza al cinema e, il secondo in nome di quel Eyes Wide Shut film che nel 1999 l’ha avvicinata a un’icona piena di mistero come Stanley Kubrick. Così Nicole Kidman oggi alla masterclass tenuta al festival di Taormina, dove riceverà stasera il premio Arte Award al Teatro Antico. Molto bella, quanto algida, in un vestito floreale prima e in fucsia dopo, l’attrice, 52 anni, con alle spalle un Oscar, quattro Golden Globe e due Emmy, si intrattiene su Italia, cinema (anche in qualità di produttrice) e riscatto femminile.

E ovviamente non manca di parlare della seconda stagione della serie tv di successo Big Little Lies di cui è anche produttrice (“un modo per avere più controllo sul prodotto”). «Un ruolo molto complesso il mio – dice – perché, come è noto, in questa serie si parla di abuso domestico e di personaggi pieni di dolore. Certo faccio un personaggio forte, ma nel senso più allargato del termine. Quello che mi interessava di più del mio personaggio è la sua resilienza, il suo coraggio». Da lei poi arriva un autentico inno all’Italia: «Questo paese mi ha sempre abbracciato con amore. Al festival di Venezia sono stata invitata ben sette volte e, a diciassette anni, quando decisi di vedere il mondo, andai prima ad Amsterdam e poi a Roma. Non solo. Vagavo allora per le strade di questa città sognando di sposare un italiano».

I registi? «Da ragazza andavo a vedere Kubrick e Fellini – ribadisce -. A volte non capivo molto dei loro film, ero troppo giovane. Ero toccata dalle loro opere più al livello viscerale che intellettuale. Amo comunque i registi ossessivi che ti spingono sempre più avanti dove non eri mai arrivata prima». Kubrick, comunque, per l’attrice australiana «resta il regista più misterioso con il quale ho lavorato. E, devo dire, che tutti quelli che ho incontrato del mondo del cinema mi hanno chiesto, primo o poi, come fosse il regista di Arancia meccanica sul set». Sul fronte della parità di diritti tra uomo e donna al cinema, i numeri «sono chiari e spaventosi – sottolinea la Kidman -. C’è solo circa il vento per cento di realtà femminile nel settore. Così a un certo punto io e la Streep, in un incontro a Cannes, ci siamo dette: le donne devono chiamare a lavorare le donne. Una scelta che io faccio sistematicamente in qualità di produttrice. Sono orgogliosa poi del mio impegno per l’UN Trust Fund to End Violence Against Women. Le donne – conclude – devono essere solidali e mi piace pensare che Big Little Lies abbia contribuito a questo».

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