Tangenti, trema la sanità in Sicilia: incombono altre inchieste

Di Alfredo Pecoraro / 22 Maggio 2020

PALERMO – La scossa di terremoto che sta facendo tremare la sanità in Sicilia, e che ieri ha coinvolto manager, imprenditori e faccendieri con dieci arresti per un giro di mazzette di oltre 1,8 milioni di euro, potrebbe essere solo la prima di una serie. Altre tre Procure, secondo quanto risulta, starebbero indagando su diverse anomalie, a cominciare da quella di Siracusa, che ha aperto un fascicolo sulla morte per Covid del direttore del parco archeologico di Siracusa, Calogero Rizzuto, e che ieri ha ricevuto una relazione dettagliata.


All’indomani dell’arresto del capo della task force sanitaria, Antonio Candela, e del manager dell’Asp di Trapani Fabio Danmiani, il governo Musumeci sta cercando di correre ai ripari. Al setaccio ci sono tutte le gare d’appalto gestite dalla Centrale unica di committenza (Cuc) nonostante sia stata svuotata qualche mese fa da una delibera che ne ha ridimensionato il ruolo, proprio perché la giunta aveva notato delle stranezze sulle offerte di alcuni capitolati. Come primo atto dopo lo shock per l’inchiesta della Procura di Palermo, che ha svelato trame e tentativi di dossieraggio contro il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore alla Salute Ruggero Razza, il governo ha subito revocato l’incarico ad Antonio Candela (in scadenza tra l’altro a metà giugno), che era a capo della task force sanitaria anti-Covid e ha sospeso, in attesa del completamento della procedura di decadenza, Fabio Damiani, dirigente generale dell’Asp di Trapani: i due sono stati arrestati ieri dalla Guardia di finanza con l’accusa di avere intascato tangenti, nell’ambito di quattro gare d’appalto del valore complessivo di 600 milioni di euro risalenti a quattro anni fa.

“Al di là delle contestazioni rivolte agli indagati sul piano penale, ciò che emerge è uno spaccato desolante e preoccupante: lobby affaristiche e interessi illeciti privati condizionerebbero nomine e appalti nella sanità a scapito dei siciliani che invece hanno diritto a un miglioramento dei servizi sanitari dopo anni di corruttele e inefficienze intollerabili”, sostengono i componenti della commissione Salute dell’Assemblea siciliana, presieduta da Margherita La Rocca Ruvolo. La commissione ha deciso di convocare in audizione i dirigenti della Cuc. Dopo la Regione, anche la Cgil annuncia di volersi costituire parte civile. «La crisi dovuta al Covid rende ancora più necessario eliminare qualunque forma di corruzione e di malaffare, per il bene collettivo», dice il segretario Alfio Mannino. E la Consip, in una nota, prende le distanze dalla Centrale unica siciliana. L’azienda contesta «l’utilizzo fatto da alcuni organi di stampa del nome ‘Consip’ in associazione a tale vicenda che, pur nel rispetto delle esigenze di semplificazione giornalistica, è lesivo dell’immagine di un’azienda che fa della legalità e della trasparenza i principi cardine della propria azione».

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Redazione
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