Stagioni teatrali, al Brancati di Catania classici e tradizione

Di Sergio Sciacca / 13 Ottobre 2019

Catania – Su il sipario a Teatro Brancati, giovedì 24 ottobre con il capolavoro di Massimo Simili, “Gli industriali del ficodindia” scritto ai tempi della Dc e dei suoi sotterfugi. Allora il testo incorse nella severa censura di governo, oggi appare una garbatissima satira sul modo di intrallazzare politica, favori personali e affarismo. In questi nostri anni c’è molto di peggio, e il testo sarà una istruttiva satira per la regia di Giuseppe Romani, le scene di Giuseppe Andolfo e le musiche di Matteo Musumeci. Protagonisti due artisti che padroneggiano il modo di fare e di intendere dei siciliani e sanno porgerlo agli spettatori con benevolo sorriso: Tuccio Musumeci, Sebastiano Tringali e Margherita Mignemi.

E’ solo l’inizio di un vasto intreccio di produzioni, articolate in vari cartelloni, di cui nella tarda mattinata di ieri ha parlato Orazio Torrisi avviando la XII stagione teatrale del Teatro Brancati e festeggiando davanti a un foltissimo pubblico di giornalisti, artisti e operatori culturali il trentennale delle iniziative teatrali. Il programma delle attività del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale oltre alla rassegna sul palcoscenico del Brancati prevede i cartelloni del Piccolo Teatro della Città, con quattro testi di Teatro civile (al via con “Il mio nome è Caino” di Claudio Fava), gli appuntamenti di Nuovoteatro e la 54esima stagione del “Piccolo” firmata da Gianni Salvo che notoriamente ha creato spettacoli pungenti e istruttivi. Quest’anno ci sarà tra l’altro il “Barbablù” (di Costanza Di Quattro) affidato a Mario Incudine, con la regia di Moni Ovadia, per arrivare il 15 maggio a “Io Karl Valentin” ed è stato l’Angelo Musco bavarese (con la regia di Gianni Salvo e l’interpretazione di Angelo Tosto, Tiziana Ballassai, Anna Passanisi e Alberto Orofino). Il 20 maggio i “Rumori fuori scena” diretti da Francesca Ferro.

Già questi pochi titoli e i nomi degli artisti che li interpreteranno forniscono l’idea di una programmazione artistica seria, brillante, artisticamente coerente eppure aperta alle più varie interpretazioni. Nella impossibilità di rendere conto specifico delle numerosissime proposte teatrali dei quattro cartelloni (più un quinto destinato ai ragazzi), Orazio Torrisi, dopo il saluto dell’assessore alla cultura Barbara Mirabella, ha passato in rapida rassegna i titoli, i cast e le intenzioni della programmazione che include tra l’altro “Chi vive giace” con David Coco, “Variazioni sul varietà” “Questi fantasmi!” di Eduardo per la regia di Armando Pugliese con un cast di grande rilievo (Angelo Tosto, Maria Rita Sgarlato, Plinio Milazzo, Emanuele Puglia, Giampaolo Romania, Olivia Spigarelli), e l’Enrico IV di Pirandello nella interpretazione di Miko Magistro e con la firma registica di Nicola Alberto Orofino. Poi ancora Pirandello, con “Il piacere dell’onestà”, (Pippo Pattavina, Debora Bernardi, Olivia Spigarelli, regia di Antonio Calenda); “L’uomo la bestia la virtù” (regia Carlo Ferreri; protagonisti Riccardo Maria Tarci, Evelyn Famà): e poi “Mimì” affidato a Mario Incudine per la regia di Moni Ovadia; “Erano tutti miei figli” di Miller (regia di Di Pasquale; protagonisti Mariano Rigillo e Cicci Rossini), per concludere allegramente con il “San Giovanni decollato” di Martoglio nella interpretazione di Tuccio Musumeci e Guia Jelo, per la regia di Giuseppe Romani.

Degli altri cartelloni bisognerà parlare con i necessari dettagli: ma in estrema sintesi si tratta di un teatro di ispirazione attualissima, proposto come commento per la vita reale oltre che come spettacolo. E’ proprio del teatro dire la verità sulle finzioni delle scene. E’ la metafisica della realtà che oggi è in grado di convogliare l’attenzione di un vasto pubblico, che in precedenti analoghe proposte ha dato prova di grande interesse. E’ il teatro che dai personaggi passa alle persone, e quando gli artisti sono venuti in proscenio per narrare di sé e del proprio lavoro ne abbiamo avuto la prova: ognuno ha commentato a soggetto, ha ironizzato su se stesso, in un dialogo che già era diventato suggestivo nel senso più alto del termine.

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Pubblicato da:
Redazione
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