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Spoon River di Sicilia, tour di turisti tra i viali dell’eterna memoria

Di Antonio Fiasconaro |

I cimiteri vanno visitati a piedi. Sono musei a cielo aperto. Si dice che tra le tombe riaffiorano i pensieri di una civiltà. Il camposanto da sempre è luogo di culto, spazio dedicato alla memoria, al dolore, all’intima corrispondenza di “amorosi sensi” tanto cari al Foscolo. «L’orrendo della morte è il suo cerimoniale. Quanto più bello sarebbe andarsene al cimitero da soli, a piedi», ebbe a scrivere Alessandro Morandotti. Ed in occasione del prossimo 2 novembre, giorno dedicato da sempre alla ricorrenza dei Defunti non poteva mancare il “nostro” viaggio tra i viali dell’eterna memoria.

In Sicilia ci sono cimiteri monumentali quali quel di Palermo (Santa Maria dei Rotoli), Catania (Acquicella) e Messina (Gran Camposanto) che sono dei veri e propri musei di pietra che, oggi rispetto al passato sono mete del cosiddetto fenomeno del turismo cimiteriale. Oggi in Sicilia si sta diffondendo la visita nei luoghi del “caro estinto”. I visitatori, e molti di questi sono soprattutto gli stranieri, quando decidono di scegliere la nostra Isola come meta da ammirare, oltre ad andare per basiliche, duomi, abbazie, chiese e i palazzi nobiliari, hanno pure inserito nei tour anche, da soli o in comitiva, coadiuvati anche da guide, anche le pietre e le lapidi dei cimiteri e catacombe, come quelle del convento dei Cappuccini di Palermo.

«Porgendo, sacre le reliquie renda dall’insultar de’ nembi e dal profano piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, e di fiori odorata arbore amica le ceneri di molli ombre consoli». Un legame forte quello dei siciliani con i cari estinti, malgrado da un paio di anni si stia diffondendo anche il rito del “olcetto o scherzetto” di Oltreoceano con la notte di Halloween. Secondo gli esperti sono due le tematiche principali che spingono le persone a visitare i cimiteri al di fuori della visita più tradizionale legata alla Commemorazione dei Defunti del 2 novembre: l’aspetto culturale e museale, dal momento che soprattutto i cimiteri monumentali sono veri e propri musei; l’aspetto di affinità con personaggi famosi. Sono molti i cimiteri che “ospitano” le spoglie di personaggi famosi, e proprio per questo motivo vengono “sacralizzati” da coloro che hanno sviluppato un legame di vario tipo con questi personaggi.

I cimiteri sono luoghi dove la memoria di fa marmo e quelli siciliani sia quelli già citati, ma anche quelli cosiddetti minori, delle piccole città, dei piccoli paesi, sono scrigni di arte e cultura. Il camposanto quindi non è più e non solo luogo garante di “corrispondenza di affettuosi sensi”, ma luogo di meditazione capace di rappresentare un’apertura verso un’acquisizione e consapevolezza dei veri valori della vita. Percorrendo nel silenzio quei viali della memoria si ha la sensazione di ascoltare le voci dei morti, gettando lo sguardo tra una tomba e l’altra rileggendo le incisioni sulle lapidi e sulle pietre. I cimteri sono luoghi vissuti. Dove, da sempre si mescolano tradizioni popolari e religione, tra il sacro e il profano il cui confine non si sa mai dove ha inizio e dove ha fine.

«Non sono semplici spazi monumentali, ma “spazi vissuti”, integrati nel tessuto urbano. Fino a qualche decennio fa le famiglie pranzavano sulle tombe, idealmente con i propri cari. Perché il morto a Palermo è una entità senziente. Una realtà ritornante, presenza costante nella vita della famiglia, con un ruolo di controllore dei costumi e guardiano dei valori», ha più volte sostenuto il prof. Ignazio Buttitta, docente all’Università di Palermo di Storia delle Tradizioni Popolari ed Etnologia Euromediterranea. E poi c’è anche da sottolineare un fatto che il grande Totò ha ampiamente rilevato nella sua arcinota poesia “’A livella”. Nei cimiteri, come si sa, buoni e cattivi stanno quasi sempre di fronte. Mai e poi mai passando a miglior vita avrebbero pensato di finire – e ci sono tanti casi – seppelliti dirimpetto al loculo che ospita anche magistrati., uomini di legge. «‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo, trasenno stu canciello ha fatt’o punto c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme: tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?». Una targa posta all’ingresso del piccolo cimitero di Motta d’Affermo in provincia di Messina la dice lunga: «Venite vivi a visitare i morti prima che morte a visitar vi venga», e giù con tutti i riti scaramantici…COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA