Siti archeologici ridotti a pattumiera
Siti archeologici ridotti a pattumiera ecco come Catania fa fuggire i turisti
Niente fondi e i pulizieri da oltre un mese non lavorano più
I turisti possono attendere, anzi farebbero meglio a cambiare meta. Pagano il biglietto di ingresso ma i bagni dei monumenti archeologici sono chiusi per mancanza di pulizieri, sui ruderi si cumula immondizia, ovunque crescono erbacce e rovi e presto ci saranno pure le zecche. Questa è l’accoglienza che offrono Catania e provincia, così come i territori delle soprintendenze di Siracusa, Ragusa, Trapani, Enna. Il contratto quinquennale con la Consip è scaduto a maggio, e la Regione in assenza di Finanziaria non può prorogarlo né rinnovarlo. Così soprintendeze e siti archeologici sono abbandonati a sé stessi. La sovrintendente di Catania facente funzione – che per dare l’esempio si è rimboccata le maniche e, munita di guanti, ha provveduto per le parti di sua competenza – una settimana addietro ha annunciato che l’assessora regionale ai Beni culturali aveva trovato le somme necessarie e che presto si sarebbe potuto procedere a fare pulizia. Ma non è successo niente e la situazione è come prima, peggio di prima. E per funzionari e dipendenti è irricevibile il messaggio che arriva dalla Regione che, di fatto, dice: «Arrangiatevi». L’ARTICOLO COMPLETO SU “LA SICILIA” IN EDICOLA