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Sifi, il cda rimosso non ci sta

Sifi, il cda rimosso non ci sta «Provvedimento abnorme e infondato»

La replica del Consiglio di amministrazione revocato dal Tribunale

Di Rossella Jannello |

Provvedimento abnorme, assolutamente infondato nel merito, fonte di gravissimi danni per la società nonché pericoloso per l’immagine della medesima». Non usa mezzi toni il presidente del Cda della Sifi spa Fabrizio Chines, destituito dalla carica insieme con tutti i componenti a seguiti della decisione della sezione impresa del tribunale di Catania che ha disposto la revoca immediata dei componenti del Consiglio di amministrazione dell’azienda per “bilanci non veritieri”. «Anche in base al parere dei nostri legali – spiega il dott. Chines, che specifica di parlare a nome di tutto il Cda – riteniamo che il provvedimento di revoca emesso del Tribunale di Catania sia davvero abnorme. Le “gravi irregolarità nella gestione della società” denunziate da Giuseppe Benanti, partendo da una congerie di fatti privi di qualunque rilevanza, si sarebbero ridotte a dei presunti difetti di veridicità del bilancio d’esercizio 2012, in particolare nella valutazione di alcune poste dell’attivo, ovvero le immobilizzazioni finanziarie. «E invece – continua – il bilancio 2012 è stato redatto in continuità con i bilanci precedenti, applicando correttamente i principi contabili, nonché le Linee Guida stabilite dall’Organismo Italiano di Valutazione ed è stato certificato dalla Deloitte&Touche S. p. A, primaria società di revisione internazionale. L’ispettore giudiziario – incalza – ha affermato sussistere una sovrastima nella valutazione delle partecipazioni sulla base di alcuni aspetti tecnici (perdita di valore e durevolezza delle perdite) che sono ampiamente dibattuti sia in dottrina che in giurisprudenza, effettuando valutazioni col “senno del poi” ed interpretando erratamente i dati fornitigli dagli amministratori stessi. L’ispettore non ha inteso peraltro eseguire alcun riscontro preventivo delle irregolarità con le strutture amministrative della società, la Deloitte&Touche e con gli organi sociali, limitandosi a depositare la sua relazione il 30 giugno, quindi solo sette giorni prima dell’udienza, rendendo impossibile alcun confronto su tecniche contabili che naturalmente incorporano una componente di soggettività da parte dei redattori del bilancio, fermo restando ovviamente la corretta applicazione dei principi contabili di riferimento».   Al di là delle precisazioni sul merito del provvedimento contro il quale Chines preannuncia l’immediato reclamo in Corte d’Appello «confidando che in tale sede il provvedimento sarà riformato», il presidente del Cda «destituito» sottolinea come la decisione del giudici «appaia inoltre ancor più infondata e ingiusta se si tiene conto dell’ottimo lavoro svolto e dei risultati gestionali conseguiti dall’attuale Cda». Risale al 2010, infatti l’estromissione del cavaliere del lavoro Giuseppe Benanti, per decenni alla guida della Sifi, – azienda leader in Italia nel settore oftalmologico, fondata a Catania nel 1935 da Antonino Benanti e Carmelo Chines – dal Consiglio d’amministrazione. «Nel 2010 – spiega Chines – la Sifi era in stato prefallimentare, dovuta alla mancanza di volontà innovatrice di Benanti. D’accordo con tutte le componenti societarie, compresi gli altri eredi Benanti, abbiamo dato vita al nuovo Cda che presiedo. Dalla nuovagestione sono venuti buoni frutti, anche se abbiamo chiesto sacrifici ai soci (che hanno aumentato il capitale sociale) e ai lavoratori. Ma grazie al lavoro del Consiglio in 4 anni il giro d’affari è aumentato di circa il 40%, quintuplicato la redditività caratteristica, ristrutturato la debitoria verso fornitori, banche e fisco, puntualmente onorandone le scadenze e riducendo il debito complessivo di circa 20 mln di euro. «Un eccellente risultato – paventa – che rischia di essere oggi destabilizzato dall’inopinato provvedimento del Tribunale che rimette in discussione tutto compreso l’accordo per la ristrutturazione del debito bancario con possibili ricadute sulla tenuta occupazionale. Per questo – conclude – abbiamo convocato per lunedì pomeriggio un incontro con i sindacati». Sindacati che, dal canto loro, in una nota «esprimono preoccupazione per il futuro dell’azienda e dell’occupazione». «Siamo stati colti di sorpresa – spiegano i segretari generali di Filctem Cgil Giuseppe D’Aquila, di Femca Cisl Giuseppe Coco, e di Uiltec Uil Alfio Avellino – nessuno di noi sapeva dei procedimenti giudiziari in corso e la direzione aziendale non ci ha mai messo al corrente. Naturalmente siamo fiduciosi dell’operato della magistratura: chiederemo un urgente incontro ai commissari e saremo a loro disposizione per determinare tutte quelle condizioni per gestire l’ordinaria amministrazione nel rapporto con i lavoratori. La priorità – concludono – è salvaguardare l’azienda ed i lavoratori in una prospettiva di lavoro e diritti nel rispetto delle regole».

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