PIACENZA – La provincia più “stellata” di Sicilia è Messina (5 ristoranti), seguono Catania e Ragusa (4 ciascuno), Palermo (3), Agrigento (1). Fra conferme, new entry, cancellazioni e stelle perdute, la Sicilia gourmet cresce – in tutto 17 ristoranti stellati – e si fregia dei riconoscimenti Michelin confermando il faticoso lavoro che da qualche anno – spesso in solitudine – portano avanti le nuove generazioni ai fornelli.
A parte le due new entry di Giuseppe Raciti (Zash, Riposto) e Roberto Toro (Timeo, Taormina) con la loro prima stella, conferme per i bi-stellati Pino Cuttaia (La Madia, Licata) e Ciccio Sultano (Duomo, Ragusa).
Tutti gli altri che confermano la stella: Coria (Caltagirone), Sapio (Catania), Shalai (Linguaglossa), Signum (Salina), Il Cappero (Vulcano), La Capinera (Taormina), St. George by Heinz Beck (Taormina), I Pupi (Bagheria), Bye Bye Blues (Palermo), Il Bavaglino (Terrasini), Accursio (Modica), La Fenice (Ragusa). Perde una stella Locanda Don Serafino (da due a una) a Ragusa. Altra stella “persa”, per chiusura del ristorante, il Principe Cerami (Taormina).
Ci sono anche i Bib gourmand, cioè quei ristoranti contrassegnati dalla faccina sorridente dell’omino Michelin che si lecca i baffi, nei quali si può provare un menu completo a meno di 35 euro.
In Sicilia sono dieci, con una novità nella guida edizione 2020, l’ingresso di “Veneziano” a Randazzo (Ct).
Gli altri Bib Gourmand tutti confermati: Me Cumpari Turiddu (Catania), Andrea Sapori Montani (Palazzolo Acreide), Trattoria da Angelo Borrello (Sinagra), La Sirena (Messina), Palazzaccio (Castelbuono), Nangalarruni (Castelbuono), Terrazza Costantino (Sclafani Bagni), Osteria Expanificio (Agrigento).