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Sicilia “star” nella bioeconomia, ma sconta il gap nell’innovazione e nelle reti per la mobilità
Il centro studi Srm di Napoli ha sviluppato per “La Sicilia” un’analisi sulle sfide del “Recovery Fund” nell’Isola, di cui questa è la prima parte.
Le Linee guida del “Recovery” sono state tracciate dal governo su tre principali direttrici: la modernizzazione del Paese, la transizione ecologica e l’inclusione sociale, territoriale e di parità di genere. Gli assi portanti sono individuati nella transizione verde e digitale, con importanti investimenti per il miglioramento e l’ammodernamento delle infrastrutture, nonché nella radicale trasformazione della P.a., migliorandone l’efficienza e innovandone ruolo e mission. Il tutto per migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia riducendo per quanto possibile l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica e per sostenere la transizione verde e digitale puntando ad innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di lavoro.
Le sei aree d’intervento principali (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale; Salute) sono il punto di partenza per una nuova foto dell’Italia.
Rispetto alle suddette aree d’intervento, la Sicilia presenta le seguenti caratteristiche.
Digitalizzazione ed Innovazione
Un elemento chiaro è il ruolo strategico dell’innovazione per il successo imprenditoriale e la valorizzazione delle potenzialità produttive di un territorio. Quanto alle performance della Sicilia, il Regional Innovation Scoreboard sintetizza le performance innovative di un’area. I risultati dell’edizione 2019 segnalano progressi incoraggianti per la regione (variazione score 2011-2019: +6,7) rispetto alle altre aree italiane ed alla media europea (+4,7), ma c’è ancora molto da fare. Non a caso la Sicilia, con un indice di 56,5 (Eu:100), si colloca nella fascia medio-bassa del gruppo dei “Moderate”, posizionandosi al terz’ultimo posto nella classifica nazionale.
La Sicilia si caratterizza per un inferiore numero dei laureati in discipline scientifiche e tecnologiche, 8 ogni 1000 abitanti, contro 8,8 al Sud e 13,2 in Italia; numero di addetti alla R&S 1,8 ogni 1000 abitanti, contro 2,5 al Sud e 5,2 in Italia; intensità brevettuale 8,7 brevetti ogni milione di abitanti, contro 12,7 Sud e 74,6 Italia; spesa in R&S sul Pil 0,76% contro 0,89% del Sud e 1,37% dell’Italia; percentuale di imprese innovative 37,1 (2.220 imprese innovative) contro 40,2% del Sud e 48,7% dell’Italia; spesa in innovazione per addetto 6,5 mila euro contro 7,8 mila dell’Italia; incidenza delle imprese che hanno un sito web/home page, 51,4%, contro il 56,5% del Sud ed il 72,1% dell’Italia; vendita on line 11,1% contro il 14,4% del Mezzogiorno ed il 14% dell’Italia; imprese con connessione in banda larga fissa o mobile 93,6% contro 93,2% del Mezzogiorno e 94,5% dell’Italia.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
La Bioeconomia in Italia, nel 2018, ha generato un output pari a 345 mld di euro, occupando oltre due milioni di persone. La Bioeconomia rappresenta il 10,2% in termini di produzione e l’8,1% in termini di occupati sul totale dell’economia del nostro Paese nel 2018. La filiera agro-alimentare è uno dei pilastri della Bioeconomia, generandone oltre la metà del valore della produzione e dell’occupazione.
Se si considera la classifica europea per Valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca, la Sicilia si posiziona al 6° posto (prima è l’Andalucia), mentre nella classifica nazionale è al 4° posto dopo Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. La regione primeggia anche in termini di numero di aziende attive, posizionandosi al 2° posto nella classifica regionale (1° la Puglia) ed è prima in Italia per Superficie agricola in uso. La Sicilia fa anche da traino alla crescita delle superfici coltivate: è la regione più “bio” che detiene il 26% dei terreni destinati a coltivazioni biologiche, valore più alto in Italia, ed ha il numero più alto di aziende con coltivazioni bio, ben oltre 30.000. Anche in riferimento al settore a valle dell’industria alimentare e delle bevande e del tabacco, la Sicilia si contraddistingue nel panorama nazionale. In termini di generazione di valore aggiunto, è al 9° posto in Italia, mentre è al 3° posto per l’elevata specializzazione in termini di peso del settore sul totale del manifatturiero.
Le infrastrutture per la mobilità
La Sicilia possiede un sistema ferroviario che è a doppio binario per il 16% del totale della rete (media Italia 46%): 223 km su un totale di 1.369 km e ciò rende complessa l’attuazione di scambi intermodali di merci (mare-ferro). La rete regionale possiede, inoltre, un sistema ferroviario elettrificato per il 58% del totale contro una media Italia del 72%. Occorre migliorare l’aspetto tecnologico portandolo alla media del Paese.
Questi due indicatori per la mobilità ferroviaria sono indici, rispettivamente, della fluidità del trasporto e del livello di tecnologia della rete: in entrambi i casi si osserva una situazione su cui intervenire per migliorare l’efficienza del sistema complessivo.
Per quanto riguarda, invece, la rete stradale, la Sicilia possiede un sistema prevalentemente agganciato a infrastrutture regionali e provinciali, poco connesso a grandi assi autostradali, anche come conseguenza della sua natura insulare. Ciononostante, si osserva una dotazione che va oltre le medie nazionali: 28,1 km di strade regionali e provinciali ogni 10mila abitanti (23,5 km la media Italia), contro i 7 km di strade nazionali (3,7 km in Italia) e 1,4 km per autostrade (1,15 Italia).
Anche in riferimento alla diffusione del sistema stradale per Kmq si ravvisa una rete poco connessa con gradi assi autostradali nazionali con 54,9 km di strade regionali e provinciali ogni 100 kmq (47,2 in Italia) contro 13,7 km di strade nazionali (7,4 km in Italia) e 2,6 km di autostrade (2,3 km in Italia).
Il contesto della mobilità regionale è, quindi, caratterizzato da alcune criticità di tipo strutturale e la Sicilia, come molte aree del territorio nazionale, non fa eccezione in termini di necessità di investimenti mirati.
L’intermodalità è sicuramente un driver che va analizzato dal punto di vista strategico, sia a livello di sistema Paese, sia a livello più strettamente territoriale, ponendo attenzione al consolidamento delle infrastrutture esistenti ed alla realizzazione di nodi di interscambio che favoriscano l’attivazione di servizi intermodali.
*Salvio Capasso è il responsabile del servizio Imprese e Territorio del centro studi Srm di Napoli, collegato a Intesa SanpaoloCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA