Sicilia “maglia nera” nel report dell’Agenas
Sicilia “maglia nera” nel report dell’Agenas sui punti nascita con meno di 500 parti
Nell’Isola, senza standard, andrebbero chiusi oltre 20 centri
La notizia sull’annuale “Rapporto Esiti” sviluppato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) per conto del Ministero della Salute e presentato oggi a Roma e relativo ai punti nascita e ai parti – si discute sempre sul numero inferiore a 500 l’anno – non dimostra nulla di nuovo per l’Isola che, com’è noto si interroga da sempre su questo rapporto. Com’è noto, stando ai numeri, nell’Isola ci sarebbero a rischio chiusura oltre 20 strutture dove ogni anno vengono eseguiti meno di 500 parti. La Sicilia, infatti, insieme alla Campania e al Lazio è sotto la “soglia di sicurezza”. Questo dato, ribadiamo, non è una novità. Per fare un esempio – i dati si riferiscono al 2013 – all’ospedale “Nagar” nell’isola di Pantelleria sono venuti al mondo appena 21 neonati. I dati in questa particolare classifica però, spiegano gli esperti dell’Agenas, includono anche le case di cura private non accreditate che non sempre si riescono a distinguere solo dalla denominazione.
Il regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera rimanda all’accordo Stato Regioni che, già nel 2010, prevedeva la chiusura delle maternità con meno di 500 parti.
E poi c’è il caso delle isole minori dove al momento non si potrà nascere, fino a quando non ci saranno gli standard di sicurezza che più volte ha sollecitato il ministero della Salute che, com’è noto, ha posto dei “paletti” e delle osservazioni alle proposte presentate dall’assessorato alla Salute. Non è ancora nemmeno pronto il decreto con le nuove misure.
Sulla vicenda si è espresso, come si ricorderà, anche il Cga: secondo i giudici amministrativi, il mantenimento del punto nascita richiede l’esistenza di particolari servizi (quali, ad esempio, la rianimazione, il servizio immuno-trasfusionale) che non sono presenti né ipotizzabili in diverse strutture dell’Isola, soprattutto in quei centri minori dove non si raggiungono nemmeno gli standard minimi di sicurezza. Al contrario, il mantenimento di un punto nascita in una struttura dove non sono presenti i citati servizi esporrebbe sia la puerpera che il nascituro ad una particolare e grave situazione di rischio per la loro incolumità. Quindi senza gli standard di sicurezza non si potrà nascere né nelle isole minori, né tantomeno in quei punti dove non ci sono nemmeno i numeri, tali da poter mantenere aperto un reparto materno-infantile.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA